sabato, dicembre 30, 2006

Questo viaggio straordinario

Ognuno di noi è il protagonista e l’artefice, nei limiti della propria natura, di questo straordinario viaggio dell’esistenza terrena, un viaggio unico e singolare nella sua specificità.
Giorno per giorno, col passare del tempo, cresciamo e ci arricchiamo sviluppando gli aspetti latenti della nostra personalità.
Le possibilità di vivere la propria esistenza penso siano illimitate, a volte il destino si impone e ci costringe a prendere una strada piuttosto che un’altra, ma fondamentalmente ognuno di noi gestisce la propria vita in relazione a se stesso e alle circostanze in cui si trova.
Credo che tutti dovremmo cercare dentro di noi i mezzi per poter affrontare questo viaggio, abbiamo un potenziale immenso da cui attingere, basta volerlo. A volte con la volontà si riesce a compiere imprese impensabili.
Non si finisce mai di conoscersi fino in fondo e penso che uno degli obiettivi principali di ogni uomo sia proprio quello di capire la propria essenza, entrare in sintonia con se stesso.
Quanta gente oggi si nasconde dietro maschere di finzione cercando di convincere gli altri che va tutto bene. Non dobbiamo convincere gli altri del nostro stato d’animo, siamo noi che dobbiamo star bene. Quando qualcosa non va credo che dovremmo cercare le cause del nostro malessere, reagire, metterci in discussione. Se facciamo chiarezza dentro di noi riusciamo a comunicare con più lucidità anche con gli altri. A mio parere la comunicazione è uno dei bisogni primari dell’uomo. Una comunicazione aperta e profonda è sempre costruttiva e porta ad un arricchimento e ad una crescita interiore.
Penso che nella nostra diversità abbiamo tutti qualcosa da offrire agli altri, il nostro atteggiamento è fondamentale. Se siamo ricettivi e attenti ogni esperienza può lasciarci un nuovo insegnamento e aprirci una nuova prospettiva.
Non si sfugge alla sofferenza, a un destino che ci impone scelte dolorose o condizioni da rispettare e un evento improvviso può cambiarci completamente la vita. In quei casi agitarsi o disperarsi è controproducente, invece dovremmo affrontare la realtà con coraggio, senza farci prendere dal panico.
Io cerco sempre di ascoltare la voce della mia coscienza che mi da istruzioni su come agire e sulle qualità che è utile sviluppare per il mio bene e quello degli altri. A volte mi sembra di non farcela, che le prove che devo affrontare siano troppo ardue, ma non posso arrendermi prima di aver fatto il possibile. Allora faccio ricorso a tutte le mie risorse e cerco di concentrarmi e mettercela tutta. Il risultato non è sempre ottimale ma so che ho fatto del mio meglio e sono in pace con me stessa.
Non so cosa mi riserva il futuro, so che voglio sentirmi viva, non smettere mai di imparare per migliorare e partecipare attivamente alla mia vita vivendo pienamente ciò che mi offre questo straordinario viaggio.

domenica, dicembre 24, 2006

E' tutto un attimo...

Che grande commozione alzarmi la mattina e pensare, che dentro quel raggio di sole che entra dalla finestra, c’è vita e un impercettibile silenzio risveglia tutti i miei sensi.
Sento già una con una certa smania, quella frenesia matta che porta a uno stato di piacere e di svuotamento interiore. Ogni giorno è da vivere senza sacrificare il presente per il futuro; si ride si scherza e si resiste.
Mi dirigo verso la cucina ad occhi chiusi, guidata dal dolce profumo dei cornetti alla crema.
Piccoli fatti che nella loro semplicità creano una sensazione tra piacere e dolore con la facoltà di dominare l’esistenza di ogni essere umano, invitandolo alla pazienza e all’adattamento.
Rapita da queste riflessioni vere e certe come le ore segnate sull’orologio della cucina, gusto con grazia e golosità la ghiottoneria. Chiudo gli occhi e lo assaporo con tranquillità, boccone dopo boccone, con quel turbamento che dallo stomaco si irradia alle gambe, dilatando i capillari delle estremità del mio corpo e portandomi cosi ad uno stato di lipotimia. La perdita dei sensi mi impedisce di arrivare alla crema, mi abbandono cosi all’impulso e finalmente riesco a portare fuori tutta me stessa.

venerdì, dicembre 22, 2006

La Sindrome di Selye

Avevo trentacinque anni, lavoravo per una multinazionale che operava nel campo delle comunicazioni, ero già sposato con due figli, un maschio ed una femmina, amavo mia moglie e lei amava me , avevo una donna che due volte alla settimana ci aiutava nelle faccende domestiche, avevo un cane ed un gatto, una bici, una taverna con palestra, un prato verde, una macchina famigliare ed avevo un piccolo mutuo da estinguere nel giro otto anni. Avevo anche una vita normale fino al giorno in cui mi diagnosticarono la Sindrome di Selye .

Soffrivo da qualche mese di piccoli disturbi di gastrite e nonostante la mia reticenza mia moglie mi costrinse ad un consulto clinico.

I sintomi ed i risultati dei controlli, frutto delle numerose analisi che mi erano state prescritte, non lasciarono dubbi, la diagnosi veloce quanto incontestabile, come la sentenza definitiva di una corte suprema, mi pose dinnanzi al mio stato di malato senza lasciarmi possibilità di replica.

Come mi era stato caldamente consigliato, mi risolsi ad andare a visita presso lo studio del Dot. Morphe . Lo sguardo intelligente, che mi accolse sollevandosi sopra la piccola montatura degli occhiali posati sulla punta del naso, mi ispirò immediatamente un'incondizionata fiducia e gli affidai la mia vita.

Insigne studioso, insegnante di psicologia all’università di Padova e autore di autorevoli testi sulle malattie psicosomatiche si era stabilito da qualche tempo a Milano e riceveva nel suo studio privato due giorni alla settimana: il venerdì e il lunedi’, giorni che divennero per me un appuntamento fisso per diversi mesi.

Mi spiego sin da subito , in un linguaggio tutt’altro che tecnico, gli effetti e le cause del mio male. In sintesi io avevo una tendenza a somatizzare, causata da un' incapacità di dissipare lo stress che anche una vita “normale” produce.

La terapia che mi fu prescritta non contemplava uso di farmaci e apparentemente non poteva essere classificata come terapia invasiva.

Il Dr. Morphe aveva parlato chiaro:

Se intende guarire lei deve ad ogni costo essere felice, deve vedere il mondo in maniera positiva, deve amare le persone che la circondano evitando sentimenti di rabbia, di rancore, di odio e deve eliminare dalla sua persona qualunque sentimento negativo.

Qualche tempo dopo, per l’acutizzarsi dei sintomi, la patologia si palesò chiaramente anche ad un profano quale sono io. Ogni piccola emozione aveva una conseguenza immediata sulla stabilità della mia salute.

La mia malattia, a detta anche del professore che mi aveva in cura, si manifestava pero’ con degli effetti un po’insoliti che la allontanavano dalla definizione della prima diagnosi.

Si trattava di una caso unico, che meritò persino la pubblicazione di un intero trattato su “Modus vivendi”, un rinomato periodico di medicina psichiatrica.

Il somatizzare si concretizzava come una traduzione letterale della causa scatenante. Mi spiego meglio: se per caso vivevo una giornata particolarmente eccitante la sindrome mi procurava un imbarazzante erezione che spesso durava per giorni, se incontravo una persona particolarmente antipatica -una di quelle che fanno proprio cagare - ero costretto ad un uso spropositato di Dissenten per contenere la diarrea che ne derivava, dovevo anche evitare le persone particolarmente divertenti per il rischio di morir dal ridere.

In questo contesto seguire la terapia non era quindi di grande utilità; forzare la mia visione ad una prospettiva positiva e quindi contraria a quella naturale mi costringeva, per esempio, a lunghi periodi di stitichezza e peggio ancora di impotenza, assecondare poi quelle emozioni, che per loro natura positive lo erano, metteva addirittura a rischio la mia vita.

Ad un anno circa dalla diagnosi, la mia vita si era radicalmente trasformata costringendomi ad un totale stato di apatia, il solo stato in cui potevo provare sollievo. Evitando ogni tipo di emozione divenni un non triste mai felice.

Oggi a ottantadue anni suonati, mentre tengo in mano il referto di queste mie ultimi analisi non riesco a non provare indignazione, odio, risentimento e rabbia per la leggerezza di quella prima diagnosi.

Anche se nel mio organismo e’ rimasta una leggera traccia di un infezione che mi aveva procurato in gioventù una gastrite da Helicobacter pyilori godo ora di ottima salute.

Mi consolo pero’ pensando di avere ancora davanti una vita ancora tutta da vivere.

giovedì, dicembre 21, 2006

In fila ..per la vita !

Eravamo in fila ormai da .... un' eternità , LUI ..prese in mano un mazzo di carte ... le mischiò frettolosamente e disse :

- La tua vita comincia ora... scegli una carta !
- Ahi ahi ....cominciamo male oggi , per te una carta nera .... nascerai in Africa ... soffrirai la fame e nella tua vita , se pur breve , non mancheranno le difficoltà ! ... molto probabilmente morirai di stenti , mi spiace !
- Avanti il Prossimo !
- Forza non aver timore ...scegli la tua carta !
- Eh si .. carta rossa ... nascerai in Iraq ... lotterai per la libertà ... ma il rosso che vedi potrebbe essere quello del tuo sangue sparso sui marciapiedi in prossimità di un piccolo mercato dove ti recherai a comprare il pane per la tua famiglia ! Buona fortuna !
- Dai niente paura ... a chi tocca adesso ? dai piccolo scegli la tua carta !
- Dunque ... carta gialla ! Nascerai in Asia ... lavorerai per tutta la vita sin da piccolo ... e se "budda" vorrà imparerai a cucire le scarpe e i palloni di cuoio in meno di 3 minuti ! Insomma ... grandi soddisfazioni per te !
- Ora tocca a te ... , ehi senza spingere per favore !
- Ecco la tua carta ... prendila senza esitare !
- Complimenti carta Bianca ! Nascerai in Europa ... potrai vivere in pace e tranquillità almeno fino a quando i tuoi genitori non decideranno di mandarti via di casa , ma fino ad allora i tuoi pensieri saranno proiettati sul divertimento puro ... quante storie d' amore ..quante avventure !
Sappi però che prima o poi dovrai preoccuparti di procacciare i soldi che serviranno al tuo mantenimento ... eh si ! ... dovrai lavorare , lavorare , lavorare ! .. e tutto questo per soddisfare i tuoi ridicoli bisogni . Buona fortuna !

Finalmente dopo una serie di infinite estrazioni ... nera , gialla , rossa e qualche bianca , arrivò il mio turno !

- Ultima carta per oggi ... è tua .. prendila !
- C O M P L I M E N T I ..... hai pescato il Jolly ! Puoi scegliere dove nascere ... dimmi pure piccolo !

Ci pensai un attimo e chiesi :

- Vorrei nascere in un posto qualsiasi ... ma avere la possibilità di decidere come vivere la mia vita !
LUI ... con un sorriso spento e con un fare rassegnato mi rispose :

- Mi dispiace piccolo ... puoi solo scegliere dove nascere , tutto il resto non lo decido IO ! ... Lo decidono gli Uomini che pescano la carta Bianca !

La risposta non mi piacque ... ma il Jolly mi permise almeno di scegliere una carta Bianca ... da togliere ad un futuro Uomo Bianco !

lunedì, dicembre 18, 2006

Un giorno da ricordare

Era un fine settimana di marzo, la giornata frizzantina si presentava con un cielo un po’ incerto ma, in quel sabato pomeriggio, la voglia di partire per una nuova avventura era irresistibile e nonostante le condizioni meteo, ci presentammo tutti puntuali alla partenza.
Alla sera eravamo là, nell’incantata valle dell’Anaitu. Prima che facesse buio tutti assieme avevano già raccolto abbastanza legna per assicurarci una notte al caldo, anche le tende erano pronte nel campo improvvisato che avevamo costruito. Il fuoco prodotto dalla legna di ginepro illuminava timidamente i nostri volti e dava immenso calore alle nostre discussioni avvolgendole di magico. Non so bene che ora fosse quando decidemmo di riposare un po’.
La mattina seguente quando ci svegliammo il cielo era coperto ma non abbastanza minaccioso per impedirci di preparare le attrezzature e partire verso quel faticoso sentiero in salita che ci avrebbe portato all’inizio di Badde Pentumas. Quando, con immensa fatica, raggiungemmo la cima, lo spettacolo che si presento' ai nostri occhi ripagò lo sforzo fatto. Il calcare della montagna con la sua moltitudine di forme ci ragalo' tutto cio' che la nostra immaginazione poteva desiderare. Carichi di energia ci presentammo alle incantevoli porte di Pentumas con grande sufficienza e nonostante le prime gocce ci bagnassero gli occhi decidemmo di affrontarlo. Giù la prima corda doppia, da li in poi era impossibile tornare indietro.
Uno dopo l’altro ci calammo giù per il primo salto, l’acqua gelida dal cielo cominciò a coprire le pareti del canyon e l’intenso freddo non tardò ad arrivare, tanto da portare in secondo piano quel meraviglioso mondo che ci circondava e da rendere prioritaria la necessita di sopravivere. Eppure era tutto davanti ai nostri occhi spettacolare come sempre e forse anche più, cosi avvolto dalle intemperie del tempo. Ci rendemmo subito conto che la situazione si presentava difficoltosa; per la prima parte del percorso la mia mente rimase lucida e il mio corpo mi diede la possibilità di reagire prontamente permettendomi di dare il mio contributo al superamento degli ostacoli. Quando la morsa del freddo, l’acqua che cadeva da ogni parte si fecero più intense e le condizioni di percorrenza peggiorarono, la mia mente comincio ad annebbiarsi e l’unico obbiettivo divenne quello di trovare un po’ di calore solo per me. Mi ero perso!
Per fortuna c’eravamo tutti e chi sino a quel momento aveva risparmiato un po’ di energia, lasciando fare a me e a coloro che avevano avuto forza e buone idee per sopperire alle difficoltà, cominciò a prendere decisioni mantenendo la mente del gruppo ancora lucida ed efficace e cosi, sostituendoci l’uno dopo l’altro, riuscimmo ad uscire da quel meraviglioso incubo. Alla fine eravamo stremati ma per tutti fu inevitabile un grido di gioia misto a una grande soddisfazione per avercela fatta.
E’ cosi che io immagino la vita da vivere: bella, affascinante, imprevedibile, pericolosa e difficile,come in un canyon una volta entrati non possiamo tirarci indietro e nella quale a volte ci smarriamo perdendo ciò che di bello ci circonda ma in cui noi, assieme alle persone che ci stanno vicine, possiamo sempre trovare ciò che di più positivo essa sempre rappresenta. Una vita da vivere paragonabile all'avventura di questo bellissimo giorno da ricordare.

vivere

Cos’è la vita se non alzarsi all’alba, sentirsi trainare dal sorgere del sole, respirare a pieni polmoni e fermarsi a contemplare la rugiada.

Cos’è la vita, se non correre in verdi prati e correre, correre, correre…..finché non senti i polmoni scoppiare e le gambe afflosciarsi.

Cos’è la vita, se non abbracciarsi tutti quanti assieme fino a formare una casa sola ed unica, che non sa cos’è la guerra, comprende solo l’amore, quello puro, quello che a volte ognuno cela dentro se.

La vita è incommensurabilmente bella, perché ostinarsi a volerla tingere di nero, ammirane la tenacia e fa tua la grinta.

domenica, dicembre 17, 2006

la risposta nel silenzio

A chi non e mai successo almeno una volta di sentirsi in colpa, o in ogni modo depresso e irritato, per aver trascorso una giornata che violenta la mente l'anima ed il cuore...
Confesso che la mia vita no mi si e presentata come una favola, vedo e avverto il mondo esterno come un sogno o il ritmo di una melodia...
Quel clima armonico lo unisco al mio interno, così mi spiego quell'armonia che arriva dopo un lungo e tormentato cammino...
Perciò risveglio quel desiderio che rende la vita più buona e bella possibile...
Probabilmente io la raconto come un'esperienza insoddisfatta di nostalgia, mi innamoro di forti emozioni di meraviglie, e le trascorro in continuo fluire di sensazioni...
Mi trovo improvvisamente unito alla terra di mille legami come radici...
Ma ad ogni passo falso vedo le ore girare ed il tempo con loro segnare in continua mutazione quei solchi che strisciano segnando in profondo quelle linee che ci abituano allo specchio senza farci più nessun caso...
Il tempo continua a fluire e il riflesso cambia non lasciando niente al caso, lo specchio come l'orologio continua a segnare, continua punire quei vizi che abusano del nostro corpo...
Tutte le volte che ci voltiamo indietro e cerchiamo, vediamo la luce tenue della gioventù allontanarsi dal tenero profumo della realtà...
Giorni già trascorsi che lasciano lunghe pause, ci accompagnano in quei lunghi silenzi, sfumature che vedono il nostro passato poi il vuoto, sono dei momenti brevi eppure intensi che nessuna parola può descrivere quello spazio che ci abbandona dentro un pensiero...
Sognare ancora, guardare indietro non è arrendersi alla realtà, ma vedere le cose più semplici di cui abbiamo più bisogno sgretolarsi...
dettagli di vita rinchiusi in un angolo dell'anima...
Mi risveglio all' improvviso, un'ombra cinge i miei fianchi, cammino incontro a qualcosa che non conosco, cerco di capire ciò che mi circonda, vedo una luce nel fondo di questo spazio, rallento e la crepa da dove fuori esce la luce si chiude per sorprendermi a pensare...

sabato, dicembre 16, 2006

Una vita da vivere

Questo argomento vuole essere un invito ad esporre le proprie considerazioni e riflessioni sull'esistenza, questo straordinario e prezioso dono, in tutta la sua complessità.
Ognuno di noi fa un percorso personale che ci arricchisce di giorno in giorno, passo dopo passo, sviluppando i vari aspetti della nostra identità. Come filtriamo le esperienze che viviamo e come ci predisponiamo nei confronti di un futuro incerto e imprevedibile?
Questa è solo un'eventuale traccia ma vorrei lasciare piena libertà nell'affrontare un tema che, nella sua vastità, da spazio ad ogni interpretazione e genere di scrittura. Spero troviate l'ispirazione in tanti!

PS: mi accodo solo per segnalare che, viste le incombenti festività, questo argomento rimarrà in vigore fino al 15 di Gennaio. Buon Lavoro!
Stefano

venerdì, dicembre 15, 2006

Strano incontro


Cinzia: ciao ti immaginavo un po' diverso. Sbaglio o sei dimagrito ? Ti aspettavo con la barba bianca e la faccia da nonnetto buono ?

Babbo Natale : macchè quella è tutta una montatura.
Ora mi vedi così rilassato perché sono in vacanza , in abiti borghesi.

Cinzia: come in vacanza , ma non sei in ritardo per il giro delle consegne in tutto il mondo ?

Babbo Natale : naaaaaaaa i regali da quest’ anno li porta Harry Potter.


Cinzia: uhhh signore…saranno contenti i mie nipotini Alessandro, Lorenzo e Mario .
Sai a loro prende molto questa storia della magia e stregoneria.
Però peccato …. sono sicura ci resteranno male non vendendo la divisa ufficiale quella rossa.


Babbo Natale : quella era solo una questione di marketing, coca-cola .
In passato non potevano ritrarmi così come sono, non avrebbero convinto nemmeno i bambini del Biafra.

Cinzia: maaa sarà come dici …..come procederà il giro delle consegne regali quest’anno senza di te ?

Babbo Natale : Guarda, qualche settimana fà ho contattato la sede legale degli uffici prenotazioni regali, nel sollecitare la mia liquidazione …ho chiesto un po’ come procedeva il lavoro , dicono di aver ricevuto migliaia di milioni di letterine .

Cinzia: spero tanto che il cambio incaricato express non rechi disguidi nelle consegne ...

Babbo Natale : ma sicuramente anche Harry avrà qualche problema nelle consegne.
Come ogni anno sui cieli del Medio-Oriente c'è il divieto di transito per i voli non autorizzati. Deduco quindi anche per quest'anno non si riuscirà a portare un po' di pace da quelle parti.
PACEEE!
Ma dico io ma non faranno prima a mettersi d'accordo piuttosto che aspettare i santi regali ? !!!

Cinzia: SANTE PAROLE .
Sai che a me piaceva di più la tua tradizionale storia della corsa con le renne !
Uffà…con un sostituto non rischi di essere dimenticato ?
Cosa ricorderanno i miei nipotini di te o che cosa racconterò ai mie figli ?

Babbo Natale : Intanto fin quando su questa terra ci sarà un "sano spirito consumistico"
ci sarà sempre lavoro “per gli altri “e io non sarò dimenticato .
Ai tuoi cari nipotini e figli basterà sapere che sono passato di ruolo come dirigente al castello di Hogwarts , in ogni caso i miei collaboratori potranno sempre conoscere ed esaudire.
Sapere quali sono i desideri del mondo e poterli realizzare in tempo reale , rete permettendo !
Poi di loro che continuino a credere nella magia …
ci sarà sempre un mio erede che affronterà mille avventure per loro .

giovedì, dicembre 14, 2006

VORREI TORNARE BAMBINA!

Caro Babbo Natale,
Quest'anno vorrei riuscire a tornare bambina, ma non per chiederti qualcosa di materiale, come un peluche, un gioco di società, una bambola, un cellulare, un computer.
Vorrei tornare bambina per rivivere le emozioni di allora e recuperarle, per ritrovare la limpidezza, la spontaneità, la sincerità di quando si é piccoli, il coraggio di esprimere qualsiasi pensiero e di non vergognarsi della propria emotività, di non aver paura di piacere meno a chi amiamo soltanto perché siamo difettosi, di non pensare di meritare meno affetto perché diciamo cose senza senso o siamo insistenti,ripetitivi, capricciosi, egocentrici. Vorrei tornare bambina per essere considerata buffa e non stupida, per essere giustificata un po' più spesso, per meravigliarmi e per non giudicare dalle apparenze.
Vorrei ritornare bambina perché il mio papà sia ancora capace di correre con me nei prati e la mia mamma si senta ancora viva grazie alla mia dipendenza da lei. E se tornassi bambina e potessi ancora credere che tu esista, allora ti chiederei di fare in modo che il mio papà possa vivere con meno ansie e sensi di colpa e possa tornare a correre per sempre e la mia mamma possa essere felice di quello che ha invece di essere sempre alla ricerca di qualcosa di diverso e non trovar mai pace.
Vorrei ritornare bambina per avere ancora dei sogni irrealizzabili e credere di poterli realizzare. Per pensare ancora che da grande potrò diventare una scrittrice o un'attrice famosa e allo stesso tempo avere una villa in campagna con tanti animali: maiali, mucche, cani, gatti e, perché no, anche giraffe, leoni, ippopotami ed elefanti. Per pensare di essere magica e di poter risolvere tutti i problemi e tutte le sofferenze con una formula insensata ed una bacchetta di cartone.
Ed anche se tornare indietro non si può, caro Babbo Natale, quest'anno mi sembra quasi di essere tornata veramente un po' bambina e di avere ritrovato la forza di recuperare un po' di quelle emozioni che mi sembravano perse e di quei sogni in cui non credevo quasi più.

lunedì, dicembre 11, 2006

La filastrocca di messer Binocoluto

Fu una sera di Dicembre, il Natale era alle porte,
che messer Binocoluto incontrò comar Sordina.
Egli avea scarponi grandi, delle braghe troppo corte,
un cappello da montagna e una maglia verdolina.
Ella invece, sì compita, sulla riva del ruscello,
si trovava indaffarata a lavar gli sporchi panni,
il sapone lei fregava su un vestito proprio bello,
rosso come il solleone, vecchio forse mille anni.
E messer Binocoluto, passeggiando allegramente,
si diresse verso riva per poterla salutare,
ma ahimé lo sfortunato, forse un po' distrattamente,
inciampò in un ramo secco; proprio lì doveva stare!
Rotolò sopra le foglie, fece quattro capriole,
quando infine si fermò, massaggiandosi il sedere,
esclamò con voce grossa: “Accidenti, quanto duole!
E per tutti i santi numi, io non posso più vedere!”
Nel cadere avea perduto il suo bene più prezioso,
con gli occhiali lui poteva sì vedere tutto il mondo,
ma ora senza era perduto, 'ché ad un palmo dal suo naso
non vedrebbe un elefante mentre compie un girotondo.
Il messere di gran lena, la sua voce usò a trombone,
per cercare l'attenzione della piccola comare.
Ma ahimé come sapete, se le orecchie non son buone,
mica serve ci si sgoli, tanto è inutile gridare.
Ed infatti la comare, non avendo un grande udito,
continuava allegramente fischiettando le canzoni
a fregare sul vestito il suo sapone profumato,
mentre il nostro buon messere camminava un po' a tentoni.
Ma fu proprio in quel momento che comparve zio Dittongo,
trasportando sul carretto della legna per il fuoco,
ed udendo il gran trambusto, si gettò di mezzo al fango,
per accorrere in soccorso del messere mezzo cieco.
Ma messer Binocoluto l'altro non vedea arrivare,
nonostante zio Dittongo si sbracciasse risoluto,
'ché neppure una parola lui riusciva a spiccicare,
che disgrazia poverino, lui era poco più che muto.
Ed infatti l'incidente, che pareva ormai concluso,
prese piega assai peggiore, causa brutta scivolata.
Fu lo zio che sopra il fango scivolò col suo bel muso
dirigendo sul messere una gran bella testata.
Ed entrambi i poveretti rotolaron nuovamente,
verso riva ahimé, che mira, travolgendo la comare,
“Cade il monte! Cade il monte!” urlò disperatamente
finché non si ritrovaron dentro l'acqua ad annaspare.
Per fortuna che il messere era un bravo nuotatore
e seguendo le istruzioni di chi più di lui vedeva
lestamente portò a riva zio Dittongo e la comare,
sani, salvi e un po' bagnati, ma asciugarli non poteva.
“Per gli gnomi di foresta! Guarda lungo la corrente!”
gridò forte la comare rivolgendosi al messere.
Era il bel vestito rosso ad andar via velocemente,
il ruscello lo portava a ricongiungersi col mare.
Zio Dittongo anche se muto, cacciò un urlo prepotente,
ma il messer Binocoluto, ancor privo degli occhiali,
con la voce triste disse: “Io non vedo proprio niente,
dite tutto, che succede, ancor non son finiti i mali?”
“Disgraziati! Quel vestito, non sapete a chi appartiene?”
disse ancora la comare con le lacrime sugli occhi
“Era di Babbo Natale! Ma pensate quante pene
soffriranno quei bambini a cui non giungeranno i pacchi!”
Ma il messer Binocoluto, ch'era come pochi saggio,
pensò ad una soluzione, senza ben sapere quale,
quindi disse senza attesa, appoggiandosi ad un faggio:
“Non è solo col vestito che si fa Babbo Natale.”

domenica, dicembre 10, 2006

Punto primo


Pian piano compaiono gli addobbi natalizi, gli abeti fuori dalle case si vestono di festa, l’aria è piu’ densa, l’odore della neve forse. L’amore straripa inondando l’anima, quella di tutti. Per la strada la gente sorride,ad intermittenza, come le luci che tracciano i contorni del mio campanile.
Siamo tutti inspiegabilmente piu’ buoni e qualcuno probabilmente troverà la redenzione in un eccezionale gesto di carità; per una volta durante l’anno sarà straordinariamente generoso e scoprirà quanto questo sia gratificante ma il giorno di S. Stefano lo avrà già dimenticato.
I maratoneti dei grandi centri commerciali sono già in corsa, si aggiudicheranno sicuramente momenti di intensa gioia per la notte della vigilia. Un gesto di sportività encomiabile, una garanzia di felicità per loro e per il loro cari. La confusione a me invece mi disorienta, mi stordisce e non riesco a correre. A fatica raggiungo il reparto dei generi alimentari, faccio la mia spesa per la settimana e mi sento meglio solo quando parcheggio la macchina di fronte al box di casa mia.
Nelle piazze qualcuno decide pure di cantare e questo mi piace, come mi piacciono i volti felici dei bambini, sovrani indiscussi del regno di Natale.
Mi perdo io cercando il senso della festa ora che bambino non lo sono piu'.
Il mio sentire la vita non cambia un granché per Natale, è sempre profondo dove lo voglio tale e lo è meno dove ritengo che non debba esserlo. Tante le cose che ancora non vedo, non è questione di luce però, è piuttosto un problema legato al tempo ed un giorno non mi pare abbastanza per risolverlo.
Con i gomiti poggiati sul tavolo e il viso fra le mani guardo il mio foglio: “Caro Babbo Natale”. poi il bianco....
Potrei stare delle ore davanti a questa pagina senza sapere veramente cosa chiedere a questo fantomatico signore dalla barba bianca. Tolgo allora le mani dal viso e lascio alle mie dita la libertà di scrivere cio’ che credono sulla tastiera del mio portatile.“Caro Babbo Natale non ti chiederò niente perché tu non esisti. Quest’anno faccio da me. Regalerò a me e agli altri ciò che posso e non aspetterò la notte del ventiquattro per farlo. Mi scuso per la sinteticità di questa mia, ma ho da vestirmi per bene, uscire e dare da mangiare alle renne.

sabato, dicembre 09, 2006

Il passato, il presente, il futuro

Una cosa vorrei chiedere a babbo natale, cambiare il passato.

Vorrei trasformare gli anni in cui ero un bambino.

In Quegli anni in casa per natale c’era sempre burrasca.

Invidiavo gli altri bambini, pensavano se Babbo Natale esaudisse i loro desideri e portasse loro i doni tanto ambiti.

Io, dal canto mio volevo con tutte le mie forze un Natale sereno, niente bestemmie, niente piatti che volano, niente pianti di mia Madre che soffriva per noi.

No, io non avevo lacrime ma, rabbia, tanta rabbia perché Babbo Natale non mi aveva ascoltato, non mi aveva regalato la cosa da me più ambita, la gioia, la tranquillità, un Giorno di Gioia con la G maiuscola.

Lo so, so che il passato non si può cambiare.

Vorrei che tu riuscissi a dare un po’ di gioia e speranza ai bambini d’oggi e futuri, vorrei che nessun altro bambino al mondo sia obbligato a crescere troppo presto. Non si deve costringere un bambino a divenire adulto troppo in fretta. Ogni cosa a suo tempo, così recitano i vecchi saggi.

Spero che possa esaudire questo mio desiderio e che porti la luce ove regna l’ipocrisia.

giovedì, dicembre 07, 2006

Un regalo speciale

La base dei Babbi Natale si trova al Polo Nord. E’ un piccolo villaggio costruito appositamente per coloro che con tanto impegno e una carriera ricca di opere buone hanno superato tutte le prove e sono stati promossi a questo ruolo. Sono tutti abbastanza anzianotti ma forti e agili perché quando partono per portare i doni devono affrontare mille intemperie e attraversare sentieri aspri e faticosi per giungere a destinazione.
I Babbi Natale hanno una vita piuttosto organizzata e tutto il lavoro di un anno è incentrato alla loro missione di una notte. Con loro collaborano tanti piccoli gnomi che li aiutano nelle attività pratiche e manuali.
Il villaggio dei Babbi Natale non è più quello di una volta, ora anche lassù è arrivata la tecnologia e molte lettere non arrivano più nella cassetta della posta ma tramite e mail. Hanno un indirizzo di posta elettronica e chi ha in casa il computer ormai non scrive più la lettera a mano, non si usa più. Anche i bambini più piccoli ora scrivono la lettera a Babbo Natale sul pc.
In realtà molti Babbi Natale non hanno grande dimestichezza con questi nuovi strumenti elettronici e preferiscono occuparsi delle lettere tradizionali. Da quando sono arrivati tutti questi pc super accessoriati gli hanno costretti a fare dei corsi di vari livelli per avere tutte le competenze in materia ma non tutti sono riusciti ad apprendere le avanzate metodiche multimediali, dopotutto hanno una certa età, non dimentichiamolo. Fortunatamente arriva ancora qualche letterina scritta a mano. A consegnare i regali richiesti da queste ultime sono assegnati i “Babbi” tradizionalisti.
Questo periodo dell’anno è il più importante e intenso ovviamente, non chiudono mai occhio, in compenso dopo la grande notte dormono per due mesi di fila per recuperare il sonno perso.
In primavera sono previsti gli allenamenti generali e fanno corsi di aggiornamento, d’estate vanno in vacanza e in autunno ognuno si prepara alla grande opera in base alla propria zona di intervento.
Ogni Natale che si avvicina preannuncia una grande impresa e i Babbi Natale si studiano tutti particolari dei propri compiti. Sono tutti indaffaratissimi e concentrati perché non possono permettersi distrazioni o errori di consegna.
Molti di noi sono conviti che abbiano il grande potere di recapitare i doni che ognuno più si merita ma in realtà loro sono dei semplici operatori. Si rendono conto che il mondo è pieno di ingiustizie perché i regali più belli li portano sempre dove c’è abbondanza e ricchezza. Tanti bimbi non possono neanche scrivere la letterina perché non hanno neanche carta e penna.
Poveri Babbi Natale, loro vorrebbero tanto fare la rivoluzione ma rischiano il licenziamento. Allora alcuni di loro, quelli più affabili e generosi, si mettono all’opera per costruire qualcosa anche per i più bisognosi e portare delle belle sorprese nelle case dove anche un orsetto, cucito a mano con l’aiuto dei volenterosi gnomi, può far sorridere un bambino.

mercoledì, dicembre 06, 2006

Le renne

Preparate tutte le renne
lucidate la slitta più grossa
urlò Babbo Natale con la voce grossa.
Tanti regali devono essere consegnati
ai bimbi del mondo dai genitori viziati.
Mille i regali per tanti bambini
Babbo Natale siamo nei casini
disse lo gnomo con la voce fine.
Non ne rimangono più, per quei poverini
continuò con la voce ancora più fine.
Babbo Natale si tocca la barba e si ferma a pensare
piccolo gnomo bisogna cambiare.
Il cuore dei bambini viziati, ci ha trasformati.
Di questo passo nessuno sentirà più il Natale
bisogna fare qualche cosa di sensazionale.
Avvisate le renne quest'anno la slitta sarà leggera
Babbo Natale consegnerà solo una magica atmosfera.

Tra fantasia e realtà

Caro Babbo Natale, ti scrivo la mia lettera per ringraziarti di esistere.
Perché tu esisti davvero, esisti nella fantasia dei bambini, con la tua barba bianca e il vestito rosso, seduto sulla slitta volante a portare su dal cielo i regali a tutti coloro che come me ogni anno ti scrivono chiedendoti un dono che realizzi un piccolo sogno. Sei tu che quando ero bambino aspettavo la notte di natale convinto che prima o poi sarei riuscito a scorgerti nel cuore di quella notte che rendevi sempre cosi carica di entusiasmo, quella notte passata in dormiveglia fino quando stanco e pieno di sonno mi abbandonavo con la consapevolezza che, se anche non fossi riuscito a vederti, al mattino seguente avrei sicuramente trovato il mio pacchetto sotto l’albero unito sempre alla grande gioia di avere una cosi cara famiglia.
Esisterai sempre se in me rimarrà la capacità di sognare e credere che ogni natale un uomo con la barba bianca e il vestito rosso, che forse mai riuscirò a sorprendere nella notte, arriverà a portarmi quel tanto atteso e desiderato regalo di natale.
Quest’anno però non voglio chiederti nessun regalo anche perché ho scritto la mia lettera un po’ in ritardo ti chiedo però di promettermi che un giorno non troppo lontano potrò leggere la lettera indirizzata a te per essere anche io finalmente un Babbo Natale cosi come mio padre lo è stato per me.

lunedì, dicembre 04, 2006

La vigilia

Quando entrando in casa, mi sentivo sopraffatta da quell’aria di pace benevola e da quel gran senso di sicurezza, non sapevo che nel tempo quei momenti avrebbero acquistato ancora piu’ valore. Ero felice e questo mi bastava. I ricordi mi tornano alla mente facendomi venire la pelle d’oca. Il camino era vivo, la legna ardeva e scoppiettava quasi a volersi far sentire, il profumo del pino si diffondeva per tutta la stanza; i rumori di cucina e il suono delle voci in sottofondo davano un tono a quel giorno, proprio quello di Natale. Mi sentivo spensierata e serena in quel piccolo mondo. Aspettavo con ansia l’imbandire della tavola perché sarebbe arrivato finalmente il mio momento, quello di nascondere con tanta timidezza la lettera a Babbo Natale che puntualmente ogni anno finiva sotto il piatto del mio papà. Era destinata infatti a lui la lettera e indirettamente anche al resto della famiglia. Mi imbarazzavo da morire quando iniziava la lettura ed avendo ben in mente per filo e per segno ogni parola e frase, arrossivo quando sapevo che stavano arrivando i pezzi in cui aprivo il mio cuore comunicandogli tutto il bene che gli volevo e scusandomi per qualche birichinata. Ovviamente la letterina conteneva anche qualche piccola richiesta.
Ora sento più che mai quegli odori e quei sapori veri e profondi. Ogni anno nonostante io sia ormai cresciuta continuo a scrivere la mia bella e sentita letterina a Babbo Natale arrossendo e a vergognarmi proprio come una volta.

Un ultimo abbraccio

Babbo Natale,
c’è una cosa che mi piacerebbe tu facessi per me, so che esaudisci tutti i desideri e che puoi andare dappertutto e quindi vorrei che tu consegnassi questa lettera ad una persona a me tanto cara.
Spero di non chiedere troppo e quindi ti ringrazio in anticipo.

lunedì 4 dicembre 2006

Cara nonna Clelia,

sono passati poco più di 4 anni da quando non posso più abbracciarti ed ora il tuo sguardo e il tuo sorriso, pieni d’amore ma altrettanto ricchi di energia, li posso vedere solo attraverso il mio cuore.
Ora mi piace immaginarti lassù… assieme ai tuoi tanto venerati Santi e a fianco alla tua adorata Madonna, che guardi e proteggi tutte le persone da te amate in questa vita terrena.
Sei sempre stata per me un esempio di bontà incondizionata, infatti ad ogni problema e in ogni difficoltà tu riuscivi a vedere il lato positivo senza mai smettere di amare la vita e chi ti stava intorno.
Quanti bei ricordi mi hai lasciato, in ogni età della mia vita tu eri presente. Sorrido al pensiero di quando, da bambina, ci regalavi dei soldi di nascosto dal nonno e quante volte io, le mie sorelle e i miei cugini abbiamo giocato da te nelle stanze ormai in disuso di mia madre e dei miei zii, saltando sui letti ed inventando giochi, senza mai sentire tuoi rimproveri. Sempre da bambina, per le vacanze estive, tutte le sere si andava da te e ogni tanto cenavo con te e il nonno all’aperto mangiando carne di pollo lessa e l’abituale insalata di pomodori che da te assumevano un sapore divino. Ricordo la tua saggezza, la tua pazienza smisurata e il tuo modo di insegnarci l’amore spesso attraverso delle parabole del Vangelo.
A volte penso che per te la vita sia stata un po’ dura, infatti sei rimasta orfana di padre quando avevi circa sette anni e hai iniziato a lavorare da fanciulla, quante volte mi hai raccontato che a dieci anni il tuo lavoro era lavare bottiglie e tu lo facevi spesso coi vestiti tutti bagnati e scalza. Poi hai sposato un uomo un po’ oppressivo col quale lavoravi in campagna e rientrati a casa pretendeva che lo servissi come un pascià, cosa che facevi sempre con amore. Non ti lamentavi mai e lavoravi tantissimo mattina sera e persino la notte (per fare il pane in casa).
Hai vissuto ben due guerre ma la seconda penso sia stata per te la più difficile, infatti avevi tre figli molto piccoli e il nonno arruolato, quindi hai dovuto farti forza per poter sfamare la famiglia senza lasciarti abbattere dallo sconforto.
I miei ultimi ricordi ti vedono molto vecchia ma sempre determinata, quando ormai vedova e non più indipendente vivevi con noi. La tua forza di volontà l’hai dimostrata anche allora, quando a 90 anni dopo una frattura al femore hai ripreso a camminare. La tua giornata non era molto ricca di eventi ma non per questo smettevi di sorridere ed essere auto ironica. Come il giorno in cui ti ho vista per l’ultima volta, prima di andare in ospedale mi salutasti col sorriso dicendomi di aver avuto un’indigestione. Naturalmente non era così, chissà quanti dolori avevi per quella emorragia interna dovuta ad un aneurisma all’aorta, eppure tu sorridevi per non spaventarci.
Cara nonna, mi hai lasciato così, con un sorriso e un bacio.
Oggi, dopo 4 anni, ho tanta voglia di riabbracciarti per un’ultima volta e di dirti quanto ti ho voluto bene. Mi manchi tantissimo.

Un bacione

La tua nipotina “Lauredda”

venerdì, dicembre 01, 2006

Lettera a Babbo Natale


Visto il periodo, mi pare il titolo più adeguato.

giovedì, novembre 30, 2006

Ricordati di santificare le feste. Conclusioni

L'argomento era difficile, pesante, impegnativo.
E infatti tutti i coraggiosi redattori che così bene avevano dibattuto su pane, acqua ed amicizia hanno ben pensato di esimersi dal pubblicare anche solo due righe.
Ora speriamo che l'argomento che Marco proporrà per la prima quindicina di Dicembre venga incontro all'ispirazione di tutti.
Solo una cosa mi sento di dirvi: esponetevi, giocate e mettetevi in gioco. Non è l'argomento che conta ma come lo scrittore lo interpreta e lo fa suo, sconvolgendolo magari, deridendolo se si vuole, dissacrandolo, perché no.
Insomma, tirate fuori le palle!

Tra le righe

Il Vangelo è stato per me il punto di partenza di una grande apertura verso una spiritualità matura e profonda. Quelle parole semplici e cariche di contenuto mi hanno inondato l’anima.
Qualche anno fa ho letto il Vangelo per tre volte consecutive, ogni volta con trasporto e avidità e mi sono lasciata impregnare dai messaggi d’amore e di bene sorprendentemente universali e veri. E’ incredibile quanto un opuscolo che riporta fatti accaduti 2000 anni fa conservi sempre un tale valore etico.
Da quel momento ho consigliato a molti di provare a leggere il Vangelo senza preconcetti, ma pochi lo fanno oggi.
Credo che tra le righe sia sempre importante percepire il messaggio che un testo trasmette e se si crede giusto, farlo proprio e arricchirlo con l’esperienza e altre letture sui generis che possano dare conferma delle intuizioni che si hanno.
Il mio concetto di fede è molto ampio e investe tutti gli ambiti della vita. Non è limitato a rispettare i comandamenti. Credo che la preghiera sia già in sé un modo di santificare ogni giorno e non solo le feste.
Tutto ciò che leggiamo su Dio, su Cristo o sulle religioni in genere sono opera dell’uomo e sta ad ognuno di noi comprenderne il senso e l’importanza e crederci nella misura in cui il nostro discernimento ci consente.

mercoledì, novembre 29, 2006

Urgente Riflessione

Momenti di recupero in cui raccogliere le nostre forze o riflessioni su fatti storici accaduti ?

Personalmente abbraccio la teoria che le feste sono una necessaria sospensione della routine ordinaria mettendo un punto alla fatica , per andare a capo con le cose da fare poi. "Vangelo secondo Cinzia "
Però tra le varie riflessioni mi sono accorta che forse appartengo anche alla schiera dei dubbiosi e poco “informati” delle vicende storiche a cui molte festività sono collegate.
Spesso vedo nelle feste religiose solo un bisogno dell’uomo ad una delle tante possibili risposte al senso/nonsenso della vita.

Solo nelle più importanti celebrazioni religiose quali la Pasqua e il Natale ho rinvenuto significati universali non frutto di trattati di scienza ma semplicemente considerazioni un pò rituali .
Il Natale , mi piace perché percepisco la celebrazione della natività che ricomincia ogni anno .
Ogni anno puntuale anche l’ inevitabile stress e strazio dei preparativi che ci vede un po’ tutti grandi degustatori di piatti tipici e dolciumi e acquirenti di regali .
Dovrei evitare questi comportamenti meccanici e questi ruoli convenzionali a favore di una riconquistata consapevolezza di un più forte sentire.
Me lo ripropongo sempre … urge riflessione .

Per la pasqua mi lascio trasportare dal misterioso significato della più antica speranza dell’uomo : quella di sconfiggere la morte . La vita che non muore ma che “risorge” allontanandone paure e angosce.
Se su tale primordiale argomento del “terrore sulla morte” comprese svariate soluzioni
non esistessero tante divergenze o opposti integralisti forse ci sarebbero anche meno guerre . ???

Qualunque sia il significato di questa speranza , mi ha sempre colpito il dato storico di Gesù crocifisso. Nella sua figura , fin da bambina, nei libri a fumetti del catechismo , “ quei disegni “ che rappresentavano la grande sofferenza di un uomo .
Da un po’ più adulta ho il ricordo recente delle crudi immagini della passione di “M.Gibson”
al di là dell’americanata commerciale, ho percepito in concreto quel dolore e strazio di un corpo in carne ed ossa inchiodato ad una croce.
Per qualche ora dopo la programmazione mi è rimasta una tale angoscia. Non conoscevo tutti quei retroscena dell’oggetto di legno diventato ormai una presenza fin troppo indifferente in molte aule uffici e luoghi pubblici . Il simbolo della croce , per credenti e non
è visto come il simbolo del dolore umano e della solitudine nella morte.

Croce o altri simboli di quante religioni ha bisogno l’uomo per vivere nella speranza di non morire mai ?
Se è vero che Dio è uno, giustamente ciascuno cerca di portarlo dalla propria parte .
Di recente si narra , a favore di questa considerazione una delle peggiore oscenità : un Bush e un Bin Laden.
Non più fumetti a colori o film ricchi di effetti speciali non più l’ AB dei vecchi comandamenti ma una cruda verità che separa il mondo per combattere in LORO nome !

I tre anelli

Dovete sapere che come la sciocchezza spesso trascina il prossimo dalla felicità alla grande miseria, così il discernimento trae il saggio da grandissimi pericoli e lo mette al sicuro. E che sia vero che la sciocchezza possa portare dalla felicità alla miseria lo si vede da molti esempi che è inutile raccontare, perché li vediamo ogni giorno intorno a noi. Ma che il discernimento sia causa di felicità ve lo dimostrerò con una novelletta.
Il Saladino (il cui valore fu così grande che non solo da piccolo uomo lo fece diventare Sultano di Babilonia, ma ancora sopra molti re saraceni e cristiani molte vittorie gli fece avere), avendo speso tra guerre e magnificenze tutto il suo tesoro, e avendo per sua necessità una subitanea urgenza di denaro, e non vedendo chi avrebbe potuto favorirlo al momento, gli venne in mente il nome dell'ebreo Melchisedech, che prestava ad usura in Alessandria e pensò che costui avrebbe potuto favorirlo. Ma conoscendolo come avaro, sapeva che non lo avrebbe fatto volontariamente ed egli non lo voleva costringere con la violenza; pensò pertanto un espediente ammantato di legalità. Fattolo chiamare lo fece familiarmente sedere accanto a lui e subito gli disse:
"Valentuomo, io ho sentito dire che sei molto saggio e che sei sapiente in religione, e perciò io vorrei da te sapere quale delle tre religioni tu reputi vera, la giudaica, la cristiana o l'araba."
Il giudeo, che veramente era un saggio, s'accorse che il Saladino voleva coglierlo in fallo, per poi muovergli una lite, e pensò che lodando egli una di queste tre, il Saladino avrebbe certo raggiunto il suo scopo. Per cui, come colui che aveva bisogno di fornire una risposta tale da non essere compromesso, aguzzò l'ingegno e rapidamente, essendogli venuto in mente quello che doveva dire, così parlò:
"Mio Signore, bello è il quesito che voi mi ponete e per dirvene quello che io ne penso, mi conviene raccontarvi una novelletta che tosto ascolterete. Se non sbaglio, io mi ricordo di aver sentito parlare di un ricco uomo del tempo che fu, che, tra i suoi tesori, aveva un bellissimo anello e volendo degnamente onorare la sua bellezza e il suo valore lasciandolo in perpetua proprietà ai suoi discendenti, ordinò e dispose che colui dei suoi figliuoli, presso il quale quell'anello fosse trovato, fosse considerato suo erede e che da tutti gli altri, come maggiore, fosse onorato e riverito. E di generazione in generazione avvenne così per moltissimi anni; ultimamente questo anello pervenne in mano ad uno che aveva tre figliuoli, tutti belli, virtuosi e obbedienti al padre e che per ciò egli ugualmente amava. E i giovani, che conoscevano la tradizione dell'anello, desiderosi di essere ciascuno il più onorato degli altri, pregavano il padre, uno per uno, di essere il prescelto e di avere in eredità l'anello alla sua morte.
Il valentuomo che amava ugualmente tutti e tre, non sapendo chi scegliere, pensò, avendolo promesso a tutti e tre, di soddisfarli tutti; e segretamente fece fare due copie dell'anello, così somiglianti che solo lui che li aveva fatti fare, appena appena poteva riconoscere il primo. E sul punto di morire, segretamente, li distribuì ai figliuoli.
Costoro, dopo la morte del padre, volendo ognuno per sé l'eredità, ed ognuno negandola all'altro, a testimonianza del loro volere, tutti tirarono fuori l'anello; e trovando i tre anelli così simili tra loro, tanto da non poter riconoscere il vero, la questione della eredità rimase in sospeso e ancora pende.
E lo stesso vi dico, mio Signore, delle tre religioni date da Dio padre ai tre popoli e delle quali mi proponeste il quesito. Ciascuno crede di essere il vero erede e depositario della migliore religione; ma chi l'abbia veramente, la questione ancora pende, come quella degli anelli."

Liberamente estratto dal Decameron di Giovanni Boccaccio, Giornata Prima, Novella Terza.

E quindi ciucciatevi il calzino voi, fondamentalisti cristiani, ebrei, islamici, rigorosamente citati in ordine alfabetico per non turbare e vostre ostentate e aristocratiche suscettibilità.
Voi, che vendete la vostra verità ad un prezzo che nemmeno Iddio, se esiste, oserebbe esigere.
Voi, che fate di Iddio lo strumento per convincere altri ad essere il vostro.
Voi, che professate il sacrificio e chiedete abnegazione giacendo sotto morbide lenzuola di seta porpora.
Voi, che distribuite stupefacenti nelle vostre Case di Dio nel tentativo di inibire la capacità di raziocinio di poveri sventurati.
Voi, che tutto spiegate con la fede ma nulla dimostrate con l'amore.
Voi, che vi arrogate il diritto di decidere come l'uomo debba vivere, come debba morire.
Voi, che vendete a tutti un'effimera altra vita pretendendo di comprare l'unica che abbiamo ad un prezzo d'occasione.
Voi, che santificate le feste con fiumi di parole ed ettolitri del nettare proibito a tutti, tranne che ai detentori dell'unica verità.
Voi, si, voi, siete soltanto dei poveri uomini!
E per questo, io, vi perdono.

martedì, novembre 28, 2006

L'alchimista

Prima il buio poi un punto.
Come un proiettile si diresse verso di me una sfera.
Vedendola arrivare, sempre piu’ grande, mi misi supino per attutirne il colpo con i piedi.
Fortunatamente prima dell’impatto rallentò, si poggio sulle mie suole che incurvandosi ne seguirono la sagoma. Le mie gambe leggermente piegate per la pressione che avevano sopportato, rimasero salde premendo sul bacino. Se fosse stato un uovo di pasqua avrei potuto esserne la sorpresa tanto era grande.
Qualche istante piu' tardi inizio ad ingigantirsi fino a diventare piano restituendo alle mie scarpe la forma originale.
Camminavo sul pianeta terra dopo qualche giorno. Corsi e corsi per anni senza stancarmi e senza arrivare mai. Quando mi fermai decisi di guardare attentamente una piccola pietra, la guardai per secoli senza vederla mai tutta.
Mi circondava, mi schiacciava e mi dominava quella palla arrivata dal nulla , proprio da dove arrivavo io.
Sempre presente l’infinito. Infinitamente grande e infinitamente piccolo.
I tentacoli del nulla mi avvolgevano lasciandomi solo senza nessun conforto, senza darmi la possibilità di trascinarmi fuori dal deserto che galoppava davanti ai miei piedi. Nessuna promessa di eterno, nessuna parvenza di salvezza lungo la lontana linea dell’orizzonte.
A me. Proprio a me perche’ ? A me che per tutta la vita mi ero ricordato di santificare le feste.

giovedì, novembre 16, 2006

Ricordati di santificare le feste


Aggiungo due righe al titolo di Cinzia solo per chiarire che questo è l'argomento di discussione fino al 30 Novembre.

martedì, novembre 07, 2006

“Pupismo” in tv

La pupa e il secchione è il titolo di un reality di recentissima programmazione che ha come protagonisti caricature umane che rappresentano questi due mondi così contrastanti e diversi. L’ennesima bassezza televisiva che strumentalizza uomini e donne estrapolati presumibilmente dal mondo reale per incollare agli schermi un pubblico più numeroso possibile. Donne “pupe” e uomini “secchioni”, non è una novità che nel piccolo schermo la figura del maschio intellettuale e bruttino sia affiancato da bellone da esposizione senza cervello. Perlomeno questo è ciò che ci mostrano.
Si stà abusando senza criterio e smodatamente di tutto ciò che è esteriorità e apparenza, mettendo in risalto curve, belle carrozzerie e tutto ciò che stimola appetito sessuale e istinto animale.
Seppure nella realtà le donne siano riuscite a conquistarsi diritti e a far valere le proprie inclinazioni e capacità con lotte e difficoltà enormi, seppure ancora oggi continuino a sussistere discriminazioni, problemi d’inserimento e forti disagi nel mondo del lavoro, di contro la televisione continua a mostrarci questa donna.
Veline, letterine, letteronze, schedine e via dicendo, giovanissime di poco più di 20 anni che appaiono solo per mostrare il corpo, provocare il telespettatore con sguardi amicanti e scollature vertiginose ed esibirsi in pose sensuali e movimenti sinuosi che magnetizzano prepotentemente l’attenzione di chi guarda e diventano pericolosamente modelli di riferimento per bambine e adolescenti.
Donne sempre perfette e allegre che sembra abbiano scoperto l’elisir della giovinezza perché per continuare a stare davanti all’obiettivo devono ricorrere a bisturi, lifting e trucchi miracolosi.
Si è arrivati a produrre programmi in cui la figura femminile è ridicolizzata e degradata in quanto appare bella e sensuale ma appena apre bocca si scopre idiota e superficiale. Quel che preoccupa è che sono tantissime le donne che sperano di passare le selezioni per partecipare a trasmissioni del genere.
Negli ultimi anni il fenomeno del pupismo televisivo si è diffuso a macchia d’olio colpendo anche l’uomo che invidioso del protagonismo delle forme femminili ha voluto dimostrare di avere un corpo anche lui e per catalizzare l’attenzione sulla propria esteriorità ha cominciato a “imitare” la donna portando all’esasperazione la cura per il proprio look. Ed ecco comparire sul piccolo schermo anche veline e letterine al maschile e personaggi tutto muscoli e niente cervello protagonisti di trasmissioni demenziali seguitissime, davvero allarmante!
La televisione sta diventando un mercato di carne umana, vince chi ha la merce più accattivante, chi convince la massa e gioca su desideri istintivi facendo risaltare forme, fisicità e belle proporzioni a discapito di un contenuto sempre più frivolo e mediocre. NON SE NE PUO’ PIU’!!!

Il fattore Va

Tutto si riduce ad una rappresentazione gaussiana.
La gaussiana, che non è affatto una procace abitante della fantomatica città di Gauss, ci insegna che la maggioranza di una popolazione statistica si attesta intorno alla media. Man mano che ci si allontana dalla media, la frequenza diminuisce con un andamento curvilineo discendente detto (appunto) gaussiano.
Con media, nel caso specifico, non si intende una serie di persone fatte con lo stampino, bensì quell'enorme ammasso di individui il cui equilibrio tra qualità e difetti si attesta intorno allo zero.
Supponiamo di assegnare ad ogni qualità un livello compreso tra zero (assenza totale) e infinito (individuo completamente intriso della qualità in oggetto). Ipotizziamo altresì di assegnare ad ogni difetto una scala simile, compresa sempre tra i valori zero (il diffetto non esiste) ed infinito (accidenti se esiste).
Siano:


enunciamo qui di seguito la formula fondamentale per il calcolo di F:


Ebbene, se prendessimo in esame un numero elevato di individui, rileveremmo senz'altro che la maggioranza degli F si attesta intorno allo zero. La frequenza dei valori ottenuti andrebbe a formare, come dicevamo, una rappresentazione grafica approssimata da una curva gaussiana.
Questo non significa certo che tutti gli individui con lo stesso valore di F siano uguali. Un valore pari a zero potrebbe essere originato da molti Q di livello medio/basso bilanciati da un D di livello altissimo. Certo, se questo D fosse la prerogativa dell'individuo in questione di puzzare come una scrofa, non sarebbe semplice da affrontare, ma una buona protezione olfattiva (leggi: maschera antigas) aiuterebbe a renderlo quasi gradevole, nell'eventualità che un corso intensivo di scrostamento e pulizia del corpo non fosse sufficiente a ridurre drasticamente il livello del D.
Un altro fra i tanti casi possibili di F uguale a zero è quello (rarissimo) in cui tutti i livelli di Q e D sono perfettamente identici. Ma in questo caso cambia moltissimo a seconda del livello, perché se un F=zero con i Q e D prossimi allo zero sarebbe sopportabile (per quanto probabilmente sciatto e infinitamente noioso), un F=zero con i Q e D prossimi all'infinito sarebbe senz'altro un individuo schizzofrenico e forse, proprio per questo, geniale.
Per ottenere quindi altri indicatori significativi si calcolano:




Come avrete certamente già intuito, la somma di questi valori darà origine a C:


dove C è l'indice di schizzofrenia dell'individuo.
E' inoltre calcolabile molto facilmente l'indice di miglioramento.
Data:


l'indice di miglioramento U sarà ottenuto dalla formula:


Nota: è evidente che il valore di U per un individuo appena nato sia pari ad infinito. Del resto è inopinabile che il repentino passaggio da una sacca di liquido amniotico ad una culla con tutti i comfort sia un deciso passo avanti.
La speranza di miglioramento di una società è data dalla formula:


dove:


L'ultimo indice, la cui formula attende ancora dimostrazione, rappresenta la capacità di un individuo di prenderlo nel didietro dalla società senza soffrirne troppo o reagire in maniera inconsulta:


Come il lettore potrà facilmente dimostrare da se, l'individuo noioso di cui si parlava poc'anzi si troverà il traforo del Monte Bianco al posto del deretano.
Infine, moltiplicando fra loro gli indici finora presentati, si ottiene il valore del fattore Va, ovvero la potenza dell'epiteto con cui gli individui che hanno letto fino alla fine il mio trattato (ma con buona probabilità anche coloro i quali si sono rotti prima i maroni) vorrebbero apostrofarmi:

 

sabato, novembre 04, 2006

Pupe e secchioni o secchione e pupi?

Mah… mi sembra che si stia assistendo ad un periodo di cambiamento che ancora non è terminato e porterà a sconvolgere abitudini e ruoli tra secchioni e pupe!
Infatti ‘ste pupe (donne), stanno pian pianino diventando secchione andando ad occupare soprattutto nel mondo del lavoro i ruoli che da sempre son stati esclusivi per i secchioni (uomini), e sin qui la cosa potrebbe non essere preoccupante, anzi direi pure giusta, sotto certi aspetti, solo che quando gli equilibri stabili di tempi lunghi vengono in qualche modo sbilanciati accade che questi debbano riassestarsi.
Il problema nasce soprattutto quando pupe e secchioni devono convivere assieme e se da un lato il secchione aveva sognato la sua bella mogliettina che quando rientrato da lavoro gli faceva trovare tutto fatto e la poltrona libera per riposare, la pupa che ora lavora non vuole proprio sentirne e se arriva per prima a casa la poltrona se la occupa lei!
Il secchione è ora completamente disorientato la reazione è inconsulta, manca proprio di riflessione, le pupe vogliono essere uguali ai secchioni… bene, allora si combatte ad armi pari e via si parte: in aggiunta alla barba ci si accolla anche l’onere della ceretta (che fa un male cane), arrivano anche cure estetiche maschili, un po’ di trucco leggero la permanente e la tintura a capelli (per chi ce li ha) e qualcuno ricorre addirittura alla chirurgia estetica (speriamo di non doverci rifare pure le balle)!
Io son seriamente preoccupato, non vorrei che si stesse andando incontro anche a mutamenti genetici, considerando il fatto che bisogna salvaguardare la sopravvivenza della specie e che ‘ste pupe si cominciano pure a lamentare dell’incombenza e delle limitazioni che la gravidanza impone alle donne, vuoi vedere che ci tocca pure di partorire i figli!

Boh boh, io speriamo che me la cavo!

venerdì, novembre 03, 2006

Beit beut


BAGDAD:
“Beit beut, il reality conquista gli iracheni La sfida: un gruppo di sciti, sunniti, curdi e cristiani vivono sotto lo stesso tetto e competono tra loro in modo amichevole e sincero.
La notizia incredibile è che è girato in Iraq e i protagonisti sono tutti iracheni: i giovani si affrontano in competizioni in modo leale e sincero, vivendo in pace e armonia nella stessa casa.”


Il network che lo trasmette è Al-Sharqiya. In una nazione sconvolta dalla guerra, tutti gli weekend, viene trasmesso in prima serata. Per rendere il tutto ancora più interessante, ovviamente, i partecipanti sono originari di regioni e città etnicamente diverse.
La notizia di questo reality, sicuramente, impone la necessita di vedere il fenomeno anche da un differente punto di vista, rispetto a quello solito, della critica, che lo demonizza. In questo caso offre ad un popolo, messo a dura prova dalla guerra, qualche ora di speranza e perché no di gioia. Se quindi in quella terra, dove non si ha tanta voglia di ridere ed essere spensierati, il reality riesce a portare un po di allegria, allora ben venga.
Io penso che il reality si debba considerare uno spettacolo, come tanti altri, dai contenuti frivoli, che quindi può essere visto da tutte le persone, ed è per questo che ha un vasto pubblico.
Le lezioni di matematica proposte alla RAI ovviamente non hanno avuto molto successo, eppure il reality ha evidenziato un estremo bisogno in italia di queste lezioni.
Ma che gli pretendiamo alla TV, è sempre stata sostenuta principalmente da programmi frivoli, perché ci dovremmo scandalizzare ora con i reality.

Questa sera quando accenderete la TV, la notizia più importante sarà il nome dell'ultimo eliminato di “Beit beut” che passando da reality a realtà potrebbe essere il nome dell'ultimo eliminato ammazzato, dal duro gioco dei potenti.

giovedì, novembre 02, 2006

La pupa e il secchione

La pupa e il secchione, bleah. Solo il titolo è... stomachevole.

I reality sono come le elezioni, nessuno li guarda e nessuno li ha votati, eppure sono sempre là.

Non sai mai quando c’è qualcosa di vero, è vera invece una cosa, persone del genere…esistono davvero! Mi vengono i brividi al solo pensiero. Certo è che se mi offrono una montagna di soldi sono il primo a correre davanti alle telecamere a scimmiottare, ciò nonostante preferisco tenermi quel poco di sale in zucca che ancora cerco di tenere stretto stretto ed elargirlo con parecchia parsimonia! Non si sa mai, all’occorrenza può tornare sempre utile, come un vecchi indumento usato, vecchio che teniamo ben in vista nell’armadio, sempre pronto all’uso.

Mi addolora che la televisione d’oggi ci accontenta, infatti, davanti a chi la produce, facciamo spesso e volentieri gli stupidi, è ovvio poi che cerchino di accontentarci! A loro interessa l’audience, lo share, in parole povere: gli introiti pubblicitari.

Bene, sembrerebbe proprio che non esistano dubbi d’alcun genere in proposito, prima desideriamo una cosa ( Reality ), quando l’abbiamo ottenuta.. ce ne lamentiamo. Chiudo così: meno TV e più realtà. Non serve rifuggire dalla realtà, è sempre lì che ci aspetta ed è meglio affrontarla ( la nostra realtà ) e non rifuggirla.

Non riesco a non urlare

Ho dovuto studiare e forse dovrei studiare ancora molto per capire o meglio digerire il fenomeno televisivo che negli ultimi anni avviluppa, confondendo, le menti degli innumerevoli telespettatori che immancabilmente vengono misurati dagli apparecchi auditel ai fini di definire i canoni economici degli spot pubblicitari che loro stessi consumano.

Già, le migliori menti creative dello spettacolo chiamate a inventare i format piu' accattivanti e psicologicamente piu’ efficaci solo per dominare le preferenze di ascolto televisivo.

Una TV asfittica dove oggi piu’ che mai la parola "scelta" è una grande assente.

Attori senza talento vengono imprigionati dall’occhio indiscreto della telecamera, costretti ad un improvvisazione molto ben guidata che raggiunge l’apice della sua eccellenza in clamorose perdite di controllo.

Questi gli ultimi grandi spettacoli arrivati per voi direttamente dagli “United States of America”

Non ho avuto bisogno di seguire direttamente le ultime vicende degli ormai innumerevoli trashow (chiamati anche reality) in programmazione per farmi un’idea della loro sostanza; molti di noi ne parlano con eccitazione e veemenza al caffe’ (quando ovviamente gli avvenimenti sportivi della sera prima scarseggiano). Mi viene il vomito al mattino presto.

Di reale non hanno assolutamente niente se togliamo quelle reazioni indotte siringando dosi massicce di stress ai partecipanti che credono forse di poter riscattare un successo perduto o raggiungerne uno mai avuto con qualche mese di purgatorio.

Ma guardateci, il popolo moderno, noi la davanti ad aspettare le bestemmie di Ceccherini o gli scontri di Katia Ricciarelli con un perfetto sconosciuto (come se lei fosse una nostra amica poi) o ancora le dichiarazioni remote di un Albano allontanato dall’amore e costretto all’esilio. Non ho parole!

Perché il pubblico adulto ed emancipato del 21° secolo ha accolto con grande entusiasmo questo ospite scadente e mediocre nella propria casa?

Mi viene da pensare che lo abbia cercato, come a voler colmare un bisogno primario e questo mi spaventa.

No. Non puo’ essere cosi. Qualcuno probabilmente ha pensato bene di addentrarsi nei meandri delle insicurezze umane, costanti presenze della vita, e con naturale spregiudicatezza fornirne la soluzione. Una chiave di volta piuttosto insolita attorno alla quale ruota la riproduzione di un sistema che altro non è che il nostro vivere quotidiano con i piccoli problemi che lo sovrastano, una realtà parallela, piu’ frivola, che esalta la grandezza della nostra esistenza, un confronto diretto con pseudo grandi personaggi che mostrano le loro debolezze e ci fanno sentire piu’ forti….e chi piu’ ne ha piu’ ne metta.

Cara TV questa e’ solo una parte del mio sfogo.

Concludo per ora con un: “Ma mi faccia il piacere !!”
Click.

mercoledì, novembre 01, 2006

La pupa e il secchione

Stereotipi, luoghi comuni, discriminazioni sessuali, idee preconcette, intelligenze diverse. Non vorrei vi fossilizzaste a parlare di reality e neppure specificamente del reality di cui all'oggetto. Mi piacerebbe invece svisceraste l'argomento dal punto di vista sociologico: Quanto questi reality rispecchiano la vera realtà? A prescindere dalla sincerità dei partecipanti, esistono veramente le tipologie di persone rappresentate?
Se poi voleste rappresentare anche il punto di vista scatologico, tanto meglio; dopo un argomento serio come il precedente, lasciamoci travolgere dalle frivolezze.

Buon lavoro!

PS: colgo l'occasione per comunicare alcune novità. Da questo argomento, il proponente (in questo caso me medesimo) posterà un articolo finale di "sunto", nel quale scriverà il suo parere sul modo in cui l'argomento proposto è stato affrontato.
Chi non lo avesse già fatto può prenotarsi per proporre un argomento scrivendo alla mail lavodelpa@gmail.com.

martedì, ottobre 24, 2006

L' unico vero amico ....

... è il solo che non ti abbandona mai nel momento del bisogno !
Possiamo star quì ore e ore a scrivere tante belle cose sull' amicizia ... ma la realtà è tutta un' altra cosa !

Si , è vero ... fondamentalmente siamo tutti amici basta che non ci pestiamo i piedi ( o perlomeno senza farci troppo male ) e che godiamo assieme di qualche momento che ci accomuna in interessi e/o piaceri.

Tante nobili parole ... tanti buoni propositi ... ma alla fine solo LUI il nostro migliore amico può comprenderci ed aiutarci nel momento del bisogno !

Non tanto tempo fà mi sono trovato in una situazione critica .... e voi tutti ( amici ) dove eravate ? ... non era la prima volta che mi capitava ma stavo veramente male ... un dolore lancinante mi percorreva tutto il corpo , ero piegato su me stesso e respiravo con fatica !

La mia unica fortuna ... ( l' ho capito poi ) era che il mio migliore amico era presente e mi incitava :

- Dai resisti , non preoccuparti vedrai che presto passerà tutto ! Hai già vissuto momenti peggiori e sei sempre riuscito a cavartela ! Hai rischiato la vita in mare ... in montagna ... non puoi mollare adesso !

FORZA ! -

A stento riuscivo a sentire dentro di me le sue parole ... il dolore mi bloccava anche la percezione dei suoni , ma il significato della sua presenza era chiaro !

Io ero in difficoltà ... e Lui mi incitava e faceva di tutto per aiutarmi in quei momenti terribili !

Sentivo la sua forza pian piano invadere il mio corpo e ... non sò nemmeno io cosa successe , ma nel giro di pochi minuti il dolore svanì e cominciai a riprendermi !

Dopo qualche minuto fui in grado di alzarmi in piedi ... era un miracolo ! Feci due passi e di fronte a me , riflesso nello specchio c' era Lui ... il mio migliore amico , l' unico che nel momento del bisogno era presente ! Ci guardammo negli occhi solo pochi secondi ... lui non parlava e io nemmeno ! Lo sguardo era il solo linguaggio ammesso in quei terribili momenti e ad un certo punto nei suoi occhi riuscì a leggere ...
- Bravo !
ci sei riuscito anche stavolta ...sono fiero di te ! , ma ora forse è meglio che tiri lo sciacquone perchè l' aria comincia a diventare irrespirabile ! -

NICOLA

Io e Nicola siamo stati amici per la pelle fino all'età di 6 anni. Eravamo nati a pochi mesi di distanza l'uno dall'altra e le nostre mamme,a loro volta, erano amiche da sempre.Eravamo amici ancor prima di sapere cosa fosse l'amicizia. Da neonati, dormivamo assieme, sotto la copertina di lana a quadri colorati fatta da sua nonna: dormivamo vicini, ci tenevamo caldi e ci facevamo compagnia. E ci dava sicurezza la certezza di svegliarci e ritrovarci l'uno accanto all'altra: una presenza morbida, un sorriso sdentato che ci aiutava a non sentirci abbandonati in quel mondo così misterioso, sconosciuto. Non appena siamo stati in grado di mangiare da soli, stavamo seduti sul seggiolone l'uno di fianco all'altra e ci imboccavamo a vicenda: all'inizio difficilmente le cucchiaiate di pappa raggiungevano sane e salve la bocca dell'amico e questo creava un po' di frustrazioni in tutti e due, ma pian piano le cose migliorarono ed era una soddisfazione enorme il sorriso dell'amico con la pancia piena, soprattutto perché consapevoli di aver partecipato attivamente a questa soddisfazione. Al mare, potevano lasciarci per ore da soli sotto l'ombrellone e noi giocavamo con niente: la nostra passione era il gioco del dottore ed a turno ci tiravamo giù il costume, per farci un'improbabile puntura sul sedere col dito indice. Ai miei occhi, Nicola era l'amico perfetto: non gli mancava nulla, nonostante non riuscisse a starmi dietro quando correvo,nonostante inciampasse su un muretto che io saltavo con molta agilità e nonostante facesse capricci esagerati per avere tutto quello che avevo io: fosse un gelato, fosse un gioco, fosse una coccola da parte di un adulto. Di sicuro c'era qualcosa che ci distingueva ed era evidente agli occhi adulti, ma ai miei occhi, Nicola era uguale a me e gli volevo bene incondizionatamente.Un mattino d'inverno dei primi anni '80 sentii squillare il telefono di casa e mia madre rispondere: 'Come? Veramente? Nicola?'. Ricordo come se fosse oggi questa frase e ricordo di essere corsa da lei per chiedere: 'Cos'é successo a Nicola?' come se già sapessi che qualcosa non andava, che un filo si fosse spezzato: 'No, hai capito male! Parlavo di Nicoletta, una bambina che non conosci: si é sentita poco bene'. Non fui convinta di quella risposta allora e ancor meno mi convinse due giorni dopo, quando, seduta in sala a giocare davanti all'albero di Natale,sentii mia madre e mio padre salutarmi prima di uscire e chiesi loro: 'Dove andate?'. Mi risposero: 'A comprare gli addobbi' ed io mi voltai perplessa verso l'albero già addobbato davanti a me, domandandomi quali altri addobbi servisse comprare, con un albero già così colorato e vivace. Quel giorno mi sentii più sola del solito: nonostante altre volte fossi stata senza i miei genitori, nonostante fosse Natale ed in casa ci fosse quell'atmosfera particolare tipica di quella stagione dell'anno, dentro di me sentivo qualcosa di strano che non sapevo spiegarmi.Non so dire quando mi sia stata raccontata la verità, quando ho saputo che Nicola era morto perché affetto da una malattia rara ancora oggi incurabile. A quel punto, probabilmente, avevo già metabolizzato la sua assenza da un po' e da sola. Oggi, quando mi raccontano quanto fosse evidente che Nicola fosse malato, diverso da me, con capacità motorie e cognitive limitate, mi é ancora difficile crederci: per me, lui era l'amico. Se penso all'amicizia,nella mia infanzia, vedo ancora Nicola con i suoi sopracciglioni scuri e lo sguardo buono che mi sorride.

lunedì, ottobre 23, 2006

Salviamo l’amicizia

Amicizia è trasparenza, è amore incondizionato, affinità, sintonia, comprensione, sostegno reciproco, scambio, confronto di esperienze e idee.
Credo profondamente in questo sentimento, penso che ne abbiamo bisogno, che al mondo abbiamo tanti potenziali amici e non voglio smettere mai di cercarli, anche se non è facile riconoscerli.
Ognuno di loro può aiutarmi a conoscermi, a non sentirmi sola , a superare avversità, ostacoli, dubbi, a condividere esperienze , gioie, tormenti, passioni.
Ogni amico ci può far scoprire una nuova prospettiva e fa emergere una parte specifica della nostra identità, e più ci sentiamo a nostro agio, più l’amico è in sintonia con noi, più ci è caro.
E’ un sentimento puro e duraturo e ha un valore inestimabile.
Tuttavia, l’amicizia può essere ostacolata o indebolita e può definitivamente rompersi se viene intaccata e logorata dai suoi più temibili nemici.
E’ difficile stabilire la linea di confine tra un’ amicizia pura e una contaminata, ma dovremmo cercare di non trascurare anche il minimo sintomo per salvarla.

Ma quali sono questi nemici?

Quelli che esaminerò sono a mio parere alcuni tra i principali.

A) L’EGOISMO: l’egoista cronico è colui che è sempre concentrato su se stesso, sui propri bisogni, sul proprio stato d’animo, non si preoccupa per gli altri né agisce per il loro bene. Quando sta male è insofferente e burbero, quando sta bene non vuole seccature e pretende che anche gli altri siano sulla medesima frequenza.
A volte si assumono atteggiamenti egoistici inconsapevolmente e non si fa niente per correggerli, anzi si pretende di essere capiti senza dare spiegazioni, senza comunicare. Questi atteggiamenti minano l’amicizia e se troppo frequenti creano profonde fratture che portano alla rottura. Non ci si rende conto che così il male non si fa solo agli altri ma anche a se stessi, perché in questo modo si rischia di trovarsi soli, gretti e incompresi. Non sono certo queste le cose che ci fanno star bene nella vita.

B) L’INVIDIA: l’invidia nasce dall’insoddisfazione di sé e dei propri averi, da un mancato successo o dal non essersi realizzati e fa vedere gli altri come immeritevoli e fortunati, si vorrebbero avere i beni che gli altri hanno o si sono guadagnati, si desiderano i traguardi a cui gli altri sono arrivati senza riconoscerne le doti, i sacrifici, le predisposizioni individuali e le abilità che si sviluppano e incrementano con il tempo e la volontà. Quando si riconoscono delle doti o dei meriti in un amico, lo si dovrebbe incoraggiare e non avvilire o aggredire, essere contenti per lui, gratificarlo e complimentarsi.
Siamo tutti diversi, ognuno è unico e specifico e deve volersi bene per quello che è. In questo modo attirerà amore sincero e si predisporrà all’amicizia

C) LA CATTIVERIA: La cattiveria è devastante, disintegra ogni legane puro e ne crea altri artificiosi e superficiali. Volutamente o inconsapevolmente si cerca di ferire l’altro colpendolo nel punto debole così ci si sente più forti, intoccabili e superiori. Laddove si creino alleanze si riesce a distruggere una persona e il suo valore, ci si trova davanti a vere e proprie associazioni a delinquere.
Se si è avvelenati da questo male cerchiamo di combatterlo e correggere i brutti pensieri, perché il male che facciamo agli altri potrà ritorcersi su di noi.

D) LA POSSESSIVITA’: Nessuno dovrebbe pretendere di monopolizzare un’altra persona, chiunque essa sia, il libero arbitrio è un nostro diritto. Si può cercare di conquistare la stima la fiducia, l’amore, il rispetto di qualcuno, ma non si può diventarne il padrone. Se l’amicizia è autentica si fonda sulla fiducia reciproca e sulla verità per cui è sbagliato un eccesso di attaccamento che opprime e soffoca chi ha bisogno di sviluppare la propria identità e conoscere se stesso attraverso il confronto e la comunicazione.

E) L’ATTRAZIONE FISICA: Può capitare che tra due amici subentri l’attrazione fisica. In questo caso si dovrebbe valutare se si può affrontare un’ interazione più profonda e quali sarebbero le conseguenze. Se da un’amicizia vera nasce un amore deve restare tale e il rispetto deve essere sempre presente. L’amore è un’ evoluzione più complessa dell’amicizia che comporta una maggiore intimità e cooperazione, ma l’uno non deve escludere l’altra anzi, l’amore dovrebbe consolidare l’amicizia anziché ucciderla.
Laddove non sia possibile questa trasformazione non si dovrebbe permettere che una vera amicizia possa essere intaccata da pensieri indegni e dannosi.

F) LA FALSITA’: Ci sono degli attori bravissimi che pensano di poter recitare anche la parte del buon amico, ma un vero amico non recita mai! Questo tipo di legame è caratterizzato da incoerenza, superficialità, mancanza di chiarezza e di dialogo costruttivo. Presto o tardi se uno dei due è onesto e sincero fiuta nell’aria qualcosa di stonato che lo mette in guardia: comportamenti scorretti, bugie, mancanza di rispetto e inganno. Non può esistere un’amicizia laddove non ci sia trasparenza, fiducia, rispetto, questo legame non è autentico e non avrà lunga vita.

G) IL PREGIUDIZIO: La nostra mente è condizionata da un’infinità di preconcetti che ci hanno imposto o che abbiamo assorbito vivendo in un determinato luogo e periodo storico. Questi condizionamenti ci impongono dei comportamenti predefiniti e degli atteggiamenti che possono frenare o inibire la nascita o l’instaurarsi di un legame aperto e genuino. Minano continuamente l’amicizia e non permettono la libera espressività, la continuità di un confronto con chi può capirci, aiutarci a crescere, a migliorarci, a star meglio e a far stare meglio chi ci sta a cuore. Cerchiamo di liberarci da troppi schemi agendo sempre per il bene degli altri e non soffochiamo un sentimento puro come l’amicizia sporcandolo con turbamenti e malintesi dovuti a pensieri distorti e contaminati.

La mia non vuole certo essere una dimostrazione di saggezza o di esemplarità, tanto meno una provocazione verso chi legge, dopo tutti siamo tutti umani, ma un invito a riflettere e a un’autoanalisi in nome dell’amicizia.
Grazie a tutti gli amici che mi hanno ispirato e grazie a chi è riuscito a leggere con attenzione fino in fondo.