martedì, novembre 28, 2006

L'alchimista

Prima il buio poi un punto.
Come un proiettile si diresse verso di me una sfera.
Vedendola arrivare, sempre piu’ grande, mi misi supino per attutirne il colpo con i piedi.
Fortunatamente prima dell’impatto rallentò, si poggio sulle mie suole che incurvandosi ne seguirono la sagoma. Le mie gambe leggermente piegate per la pressione che avevano sopportato, rimasero salde premendo sul bacino. Se fosse stato un uovo di pasqua avrei potuto esserne la sorpresa tanto era grande.
Qualche istante piu' tardi inizio ad ingigantirsi fino a diventare piano restituendo alle mie scarpe la forma originale.
Camminavo sul pianeta terra dopo qualche giorno. Corsi e corsi per anni senza stancarmi e senza arrivare mai. Quando mi fermai decisi di guardare attentamente una piccola pietra, la guardai per secoli senza vederla mai tutta.
Mi circondava, mi schiacciava e mi dominava quella palla arrivata dal nulla , proprio da dove arrivavo io.
Sempre presente l’infinito. Infinitamente grande e infinitamente piccolo.
I tentacoli del nulla mi avvolgevano lasciandomi solo senza nessun conforto, senza darmi la possibilità di trascinarmi fuori dal deserto che galoppava davanti ai miei piedi. Nessuna promessa di eterno, nessuna parvenza di salvezza lungo la lontana linea dell’orizzonte.
A me. Proprio a me perche’ ? A me che per tutta la vita mi ero ricordato di santificare le feste.

1 Comment:

Stefano C. ha detto...

Una genesi molto originale e suggestiva.
Il problema è che non basta ricordarsi di santificare le feste, perché la perfezione di Dio è irraggiungibile, per definizione.