sabato, dicembre 30, 2006

Questo viaggio straordinario

Ognuno di noi è il protagonista e l’artefice, nei limiti della propria natura, di questo straordinario viaggio dell’esistenza terrena, un viaggio unico e singolare nella sua specificità.
Giorno per giorno, col passare del tempo, cresciamo e ci arricchiamo sviluppando gli aspetti latenti della nostra personalità.
Le possibilità di vivere la propria esistenza penso siano illimitate, a volte il destino si impone e ci costringe a prendere una strada piuttosto che un’altra, ma fondamentalmente ognuno di noi gestisce la propria vita in relazione a se stesso e alle circostanze in cui si trova.
Credo che tutti dovremmo cercare dentro di noi i mezzi per poter affrontare questo viaggio, abbiamo un potenziale immenso da cui attingere, basta volerlo. A volte con la volontà si riesce a compiere imprese impensabili.
Non si finisce mai di conoscersi fino in fondo e penso che uno degli obiettivi principali di ogni uomo sia proprio quello di capire la propria essenza, entrare in sintonia con se stesso.
Quanta gente oggi si nasconde dietro maschere di finzione cercando di convincere gli altri che va tutto bene. Non dobbiamo convincere gli altri del nostro stato d’animo, siamo noi che dobbiamo star bene. Quando qualcosa non va credo che dovremmo cercare le cause del nostro malessere, reagire, metterci in discussione. Se facciamo chiarezza dentro di noi riusciamo a comunicare con più lucidità anche con gli altri. A mio parere la comunicazione è uno dei bisogni primari dell’uomo. Una comunicazione aperta e profonda è sempre costruttiva e porta ad un arricchimento e ad una crescita interiore.
Penso che nella nostra diversità abbiamo tutti qualcosa da offrire agli altri, il nostro atteggiamento è fondamentale. Se siamo ricettivi e attenti ogni esperienza può lasciarci un nuovo insegnamento e aprirci una nuova prospettiva.
Non si sfugge alla sofferenza, a un destino che ci impone scelte dolorose o condizioni da rispettare e un evento improvviso può cambiarci completamente la vita. In quei casi agitarsi o disperarsi è controproducente, invece dovremmo affrontare la realtà con coraggio, senza farci prendere dal panico.
Io cerco sempre di ascoltare la voce della mia coscienza che mi da istruzioni su come agire e sulle qualità che è utile sviluppare per il mio bene e quello degli altri. A volte mi sembra di non farcela, che le prove che devo affrontare siano troppo ardue, ma non posso arrendermi prima di aver fatto il possibile. Allora faccio ricorso a tutte le mie risorse e cerco di concentrarmi e mettercela tutta. Il risultato non è sempre ottimale ma so che ho fatto del mio meglio e sono in pace con me stessa.
Non so cosa mi riserva il futuro, so che voglio sentirmi viva, non smettere mai di imparare per migliorare e partecipare attivamente alla mia vita vivendo pienamente ciò che mi offre questo straordinario viaggio.

domenica, dicembre 24, 2006

E' tutto un attimo...

Che grande commozione alzarmi la mattina e pensare, che dentro quel raggio di sole che entra dalla finestra, c’è vita e un impercettibile silenzio risveglia tutti i miei sensi.
Sento già una con una certa smania, quella frenesia matta che porta a uno stato di piacere e di svuotamento interiore. Ogni giorno è da vivere senza sacrificare il presente per il futuro; si ride si scherza e si resiste.
Mi dirigo verso la cucina ad occhi chiusi, guidata dal dolce profumo dei cornetti alla crema.
Piccoli fatti che nella loro semplicità creano una sensazione tra piacere e dolore con la facoltà di dominare l’esistenza di ogni essere umano, invitandolo alla pazienza e all’adattamento.
Rapita da queste riflessioni vere e certe come le ore segnate sull’orologio della cucina, gusto con grazia e golosità la ghiottoneria. Chiudo gli occhi e lo assaporo con tranquillità, boccone dopo boccone, con quel turbamento che dallo stomaco si irradia alle gambe, dilatando i capillari delle estremità del mio corpo e portandomi cosi ad uno stato di lipotimia. La perdita dei sensi mi impedisce di arrivare alla crema, mi abbandono cosi all’impulso e finalmente riesco a portare fuori tutta me stessa.

venerdì, dicembre 22, 2006

La Sindrome di Selye

Avevo trentacinque anni, lavoravo per una multinazionale che operava nel campo delle comunicazioni, ero già sposato con due figli, un maschio ed una femmina, amavo mia moglie e lei amava me , avevo una donna che due volte alla settimana ci aiutava nelle faccende domestiche, avevo un cane ed un gatto, una bici, una taverna con palestra, un prato verde, una macchina famigliare ed avevo un piccolo mutuo da estinguere nel giro otto anni. Avevo anche una vita normale fino al giorno in cui mi diagnosticarono la Sindrome di Selye .

Soffrivo da qualche mese di piccoli disturbi di gastrite e nonostante la mia reticenza mia moglie mi costrinse ad un consulto clinico.

I sintomi ed i risultati dei controlli, frutto delle numerose analisi che mi erano state prescritte, non lasciarono dubbi, la diagnosi veloce quanto incontestabile, come la sentenza definitiva di una corte suprema, mi pose dinnanzi al mio stato di malato senza lasciarmi possibilità di replica.

Come mi era stato caldamente consigliato, mi risolsi ad andare a visita presso lo studio del Dot. Morphe . Lo sguardo intelligente, che mi accolse sollevandosi sopra la piccola montatura degli occhiali posati sulla punta del naso, mi ispirò immediatamente un'incondizionata fiducia e gli affidai la mia vita.

Insigne studioso, insegnante di psicologia all’università di Padova e autore di autorevoli testi sulle malattie psicosomatiche si era stabilito da qualche tempo a Milano e riceveva nel suo studio privato due giorni alla settimana: il venerdì e il lunedi’, giorni che divennero per me un appuntamento fisso per diversi mesi.

Mi spiego sin da subito , in un linguaggio tutt’altro che tecnico, gli effetti e le cause del mio male. In sintesi io avevo una tendenza a somatizzare, causata da un' incapacità di dissipare lo stress che anche una vita “normale” produce.

La terapia che mi fu prescritta non contemplava uso di farmaci e apparentemente non poteva essere classificata come terapia invasiva.

Il Dr. Morphe aveva parlato chiaro:

Se intende guarire lei deve ad ogni costo essere felice, deve vedere il mondo in maniera positiva, deve amare le persone che la circondano evitando sentimenti di rabbia, di rancore, di odio e deve eliminare dalla sua persona qualunque sentimento negativo.

Qualche tempo dopo, per l’acutizzarsi dei sintomi, la patologia si palesò chiaramente anche ad un profano quale sono io. Ogni piccola emozione aveva una conseguenza immediata sulla stabilità della mia salute.

La mia malattia, a detta anche del professore che mi aveva in cura, si manifestava pero’ con degli effetti un po’insoliti che la allontanavano dalla definizione della prima diagnosi.

Si trattava di una caso unico, che meritò persino la pubblicazione di un intero trattato su “Modus vivendi”, un rinomato periodico di medicina psichiatrica.

Il somatizzare si concretizzava come una traduzione letterale della causa scatenante. Mi spiego meglio: se per caso vivevo una giornata particolarmente eccitante la sindrome mi procurava un imbarazzante erezione che spesso durava per giorni, se incontravo una persona particolarmente antipatica -una di quelle che fanno proprio cagare - ero costretto ad un uso spropositato di Dissenten per contenere la diarrea che ne derivava, dovevo anche evitare le persone particolarmente divertenti per il rischio di morir dal ridere.

In questo contesto seguire la terapia non era quindi di grande utilità; forzare la mia visione ad una prospettiva positiva e quindi contraria a quella naturale mi costringeva, per esempio, a lunghi periodi di stitichezza e peggio ancora di impotenza, assecondare poi quelle emozioni, che per loro natura positive lo erano, metteva addirittura a rischio la mia vita.

Ad un anno circa dalla diagnosi, la mia vita si era radicalmente trasformata costringendomi ad un totale stato di apatia, il solo stato in cui potevo provare sollievo. Evitando ogni tipo di emozione divenni un non triste mai felice.

Oggi a ottantadue anni suonati, mentre tengo in mano il referto di queste mie ultimi analisi non riesco a non provare indignazione, odio, risentimento e rabbia per la leggerezza di quella prima diagnosi.

Anche se nel mio organismo e’ rimasta una leggera traccia di un infezione che mi aveva procurato in gioventù una gastrite da Helicobacter pyilori godo ora di ottima salute.

Mi consolo pero’ pensando di avere ancora davanti una vita ancora tutta da vivere.

giovedì, dicembre 21, 2006

In fila ..per la vita !

Eravamo in fila ormai da .... un' eternità , LUI ..prese in mano un mazzo di carte ... le mischiò frettolosamente e disse :

- La tua vita comincia ora... scegli una carta !
- Ahi ahi ....cominciamo male oggi , per te una carta nera .... nascerai in Africa ... soffrirai la fame e nella tua vita , se pur breve , non mancheranno le difficoltà ! ... molto probabilmente morirai di stenti , mi spiace !
- Avanti il Prossimo !
- Forza non aver timore ...scegli la tua carta !
- Eh si .. carta rossa ... nascerai in Iraq ... lotterai per la libertà ... ma il rosso che vedi potrebbe essere quello del tuo sangue sparso sui marciapiedi in prossimità di un piccolo mercato dove ti recherai a comprare il pane per la tua famiglia ! Buona fortuna !
- Dai niente paura ... a chi tocca adesso ? dai piccolo scegli la tua carta !
- Dunque ... carta gialla ! Nascerai in Asia ... lavorerai per tutta la vita sin da piccolo ... e se "budda" vorrà imparerai a cucire le scarpe e i palloni di cuoio in meno di 3 minuti ! Insomma ... grandi soddisfazioni per te !
- Ora tocca a te ... , ehi senza spingere per favore !
- Ecco la tua carta ... prendila senza esitare !
- Complimenti carta Bianca ! Nascerai in Europa ... potrai vivere in pace e tranquillità almeno fino a quando i tuoi genitori non decideranno di mandarti via di casa , ma fino ad allora i tuoi pensieri saranno proiettati sul divertimento puro ... quante storie d' amore ..quante avventure !
Sappi però che prima o poi dovrai preoccuparti di procacciare i soldi che serviranno al tuo mantenimento ... eh si ! ... dovrai lavorare , lavorare , lavorare ! .. e tutto questo per soddisfare i tuoi ridicoli bisogni . Buona fortuna !

Finalmente dopo una serie di infinite estrazioni ... nera , gialla , rossa e qualche bianca , arrivò il mio turno !

- Ultima carta per oggi ... è tua .. prendila !
- C O M P L I M E N T I ..... hai pescato il Jolly ! Puoi scegliere dove nascere ... dimmi pure piccolo !

Ci pensai un attimo e chiesi :

- Vorrei nascere in un posto qualsiasi ... ma avere la possibilità di decidere come vivere la mia vita !
LUI ... con un sorriso spento e con un fare rassegnato mi rispose :

- Mi dispiace piccolo ... puoi solo scegliere dove nascere , tutto il resto non lo decido IO ! ... Lo decidono gli Uomini che pescano la carta Bianca !

La risposta non mi piacque ... ma il Jolly mi permise almeno di scegliere una carta Bianca ... da togliere ad un futuro Uomo Bianco !

lunedì, dicembre 18, 2006

Un giorno da ricordare

Era un fine settimana di marzo, la giornata frizzantina si presentava con un cielo un po’ incerto ma, in quel sabato pomeriggio, la voglia di partire per una nuova avventura era irresistibile e nonostante le condizioni meteo, ci presentammo tutti puntuali alla partenza.
Alla sera eravamo là, nell’incantata valle dell’Anaitu. Prima che facesse buio tutti assieme avevano già raccolto abbastanza legna per assicurarci una notte al caldo, anche le tende erano pronte nel campo improvvisato che avevamo costruito. Il fuoco prodotto dalla legna di ginepro illuminava timidamente i nostri volti e dava immenso calore alle nostre discussioni avvolgendole di magico. Non so bene che ora fosse quando decidemmo di riposare un po’.
La mattina seguente quando ci svegliammo il cielo era coperto ma non abbastanza minaccioso per impedirci di preparare le attrezzature e partire verso quel faticoso sentiero in salita che ci avrebbe portato all’inizio di Badde Pentumas. Quando, con immensa fatica, raggiungemmo la cima, lo spettacolo che si presento' ai nostri occhi ripagò lo sforzo fatto. Il calcare della montagna con la sua moltitudine di forme ci ragalo' tutto cio' che la nostra immaginazione poteva desiderare. Carichi di energia ci presentammo alle incantevoli porte di Pentumas con grande sufficienza e nonostante le prime gocce ci bagnassero gli occhi decidemmo di affrontarlo. Giù la prima corda doppia, da li in poi era impossibile tornare indietro.
Uno dopo l’altro ci calammo giù per il primo salto, l’acqua gelida dal cielo cominciò a coprire le pareti del canyon e l’intenso freddo non tardò ad arrivare, tanto da portare in secondo piano quel meraviglioso mondo che ci circondava e da rendere prioritaria la necessita di sopravivere. Eppure era tutto davanti ai nostri occhi spettacolare come sempre e forse anche più, cosi avvolto dalle intemperie del tempo. Ci rendemmo subito conto che la situazione si presentava difficoltosa; per la prima parte del percorso la mia mente rimase lucida e il mio corpo mi diede la possibilità di reagire prontamente permettendomi di dare il mio contributo al superamento degli ostacoli. Quando la morsa del freddo, l’acqua che cadeva da ogni parte si fecero più intense e le condizioni di percorrenza peggiorarono, la mia mente comincio ad annebbiarsi e l’unico obbiettivo divenne quello di trovare un po’ di calore solo per me. Mi ero perso!
Per fortuna c’eravamo tutti e chi sino a quel momento aveva risparmiato un po’ di energia, lasciando fare a me e a coloro che avevano avuto forza e buone idee per sopperire alle difficoltà, cominciò a prendere decisioni mantenendo la mente del gruppo ancora lucida ed efficace e cosi, sostituendoci l’uno dopo l’altro, riuscimmo ad uscire da quel meraviglioso incubo. Alla fine eravamo stremati ma per tutti fu inevitabile un grido di gioia misto a una grande soddisfazione per avercela fatta.
E’ cosi che io immagino la vita da vivere: bella, affascinante, imprevedibile, pericolosa e difficile,come in un canyon una volta entrati non possiamo tirarci indietro e nella quale a volte ci smarriamo perdendo ciò che di bello ci circonda ma in cui noi, assieme alle persone che ci stanno vicine, possiamo sempre trovare ciò che di più positivo essa sempre rappresenta. Una vita da vivere paragonabile all'avventura di questo bellissimo giorno da ricordare.

vivere

Cos’è la vita se non alzarsi all’alba, sentirsi trainare dal sorgere del sole, respirare a pieni polmoni e fermarsi a contemplare la rugiada.

Cos’è la vita, se non correre in verdi prati e correre, correre, correre…..finché non senti i polmoni scoppiare e le gambe afflosciarsi.

Cos’è la vita, se non abbracciarsi tutti quanti assieme fino a formare una casa sola ed unica, che non sa cos’è la guerra, comprende solo l’amore, quello puro, quello che a volte ognuno cela dentro se.

La vita è incommensurabilmente bella, perché ostinarsi a volerla tingere di nero, ammirane la tenacia e fa tua la grinta.

domenica, dicembre 17, 2006

la risposta nel silenzio

A chi non e mai successo almeno una volta di sentirsi in colpa, o in ogni modo depresso e irritato, per aver trascorso una giornata che violenta la mente l'anima ed il cuore...
Confesso che la mia vita no mi si e presentata come una favola, vedo e avverto il mondo esterno come un sogno o il ritmo di una melodia...
Quel clima armonico lo unisco al mio interno, così mi spiego quell'armonia che arriva dopo un lungo e tormentato cammino...
Perciò risveglio quel desiderio che rende la vita più buona e bella possibile...
Probabilmente io la raconto come un'esperienza insoddisfatta di nostalgia, mi innamoro di forti emozioni di meraviglie, e le trascorro in continuo fluire di sensazioni...
Mi trovo improvvisamente unito alla terra di mille legami come radici...
Ma ad ogni passo falso vedo le ore girare ed il tempo con loro segnare in continua mutazione quei solchi che strisciano segnando in profondo quelle linee che ci abituano allo specchio senza farci più nessun caso...
Il tempo continua a fluire e il riflesso cambia non lasciando niente al caso, lo specchio come l'orologio continua a segnare, continua punire quei vizi che abusano del nostro corpo...
Tutte le volte che ci voltiamo indietro e cerchiamo, vediamo la luce tenue della gioventù allontanarsi dal tenero profumo della realtà...
Giorni già trascorsi che lasciano lunghe pause, ci accompagnano in quei lunghi silenzi, sfumature che vedono il nostro passato poi il vuoto, sono dei momenti brevi eppure intensi che nessuna parola può descrivere quello spazio che ci abbandona dentro un pensiero...
Sognare ancora, guardare indietro non è arrendersi alla realtà, ma vedere le cose più semplici di cui abbiamo più bisogno sgretolarsi...
dettagli di vita rinchiusi in un angolo dell'anima...
Mi risveglio all' improvviso, un'ombra cinge i miei fianchi, cammino incontro a qualcosa che non conosco, cerco di capire ciò che mi circonda, vedo una luce nel fondo di questo spazio, rallento e la crepa da dove fuori esce la luce si chiude per sorprendermi a pensare...

sabato, dicembre 16, 2006

Una vita da vivere

Questo argomento vuole essere un invito ad esporre le proprie considerazioni e riflessioni sull'esistenza, questo straordinario e prezioso dono, in tutta la sua complessità.
Ognuno di noi fa un percorso personale che ci arricchisce di giorno in giorno, passo dopo passo, sviluppando i vari aspetti della nostra identità. Come filtriamo le esperienze che viviamo e come ci predisponiamo nei confronti di un futuro incerto e imprevedibile?
Questa è solo un'eventuale traccia ma vorrei lasciare piena libertà nell'affrontare un tema che, nella sua vastità, da spazio ad ogni interpretazione e genere di scrittura. Spero troviate l'ispirazione in tanti!

PS: mi accodo solo per segnalare che, viste le incombenti festività, questo argomento rimarrà in vigore fino al 15 di Gennaio. Buon Lavoro!
Stefano

venerdì, dicembre 15, 2006

Strano incontro


Cinzia: ciao ti immaginavo un po' diverso. Sbaglio o sei dimagrito ? Ti aspettavo con la barba bianca e la faccia da nonnetto buono ?

Babbo Natale : macchè quella è tutta una montatura.
Ora mi vedi così rilassato perché sono in vacanza , in abiti borghesi.

Cinzia: come in vacanza , ma non sei in ritardo per il giro delle consegne in tutto il mondo ?

Babbo Natale : naaaaaaaa i regali da quest’ anno li porta Harry Potter.


Cinzia: uhhh signore…saranno contenti i mie nipotini Alessandro, Lorenzo e Mario .
Sai a loro prende molto questa storia della magia e stregoneria.
Però peccato …. sono sicura ci resteranno male non vendendo la divisa ufficiale quella rossa.


Babbo Natale : quella era solo una questione di marketing, coca-cola .
In passato non potevano ritrarmi così come sono, non avrebbero convinto nemmeno i bambini del Biafra.

Cinzia: maaa sarà come dici …..come procederà il giro delle consegne regali quest’anno senza di te ?

Babbo Natale : Guarda, qualche settimana fà ho contattato la sede legale degli uffici prenotazioni regali, nel sollecitare la mia liquidazione …ho chiesto un po’ come procedeva il lavoro , dicono di aver ricevuto migliaia di milioni di letterine .

Cinzia: spero tanto che il cambio incaricato express non rechi disguidi nelle consegne ...

Babbo Natale : ma sicuramente anche Harry avrà qualche problema nelle consegne.
Come ogni anno sui cieli del Medio-Oriente c'è il divieto di transito per i voli non autorizzati. Deduco quindi anche per quest'anno non si riuscirà a portare un po' di pace da quelle parti.
PACEEE!
Ma dico io ma non faranno prima a mettersi d'accordo piuttosto che aspettare i santi regali ? !!!

Cinzia: SANTE PAROLE .
Sai che a me piaceva di più la tua tradizionale storia della corsa con le renne !
Uffà…con un sostituto non rischi di essere dimenticato ?
Cosa ricorderanno i miei nipotini di te o che cosa racconterò ai mie figli ?

Babbo Natale : Intanto fin quando su questa terra ci sarà un "sano spirito consumistico"
ci sarà sempre lavoro “per gli altri “e io non sarò dimenticato .
Ai tuoi cari nipotini e figli basterà sapere che sono passato di ruolo come dirigente al castello di Hogwarts , in ogni caso i miei collaboratori potranno sempre conoscere ed esaudire.
Sapere quali sono i desideri del mondo e poterli realizzare in tempo reale , rete permettendo !
Poi di loro che continuino a credere nella magia …
ci sarà sempre un mio erede che affronterà mille avventure per loro .

giovedì, dicembre 14, 2006

VORREI TORNARE BAMBINA!

Caro Babbo Natale,
Quest'anno vorrei riuscire a tornare bambina, ma non per chiederti qualcosa di materiale, come un peluche, un gioco di società, una bambola, un cellulare, un computer.
Vorrei tornare bambina per rivivere le emozioni di allora e recuperarle, per ritrovare la limpidezza, la spontaneità, la sincerità di quando si é piccoli, il coraggio di esprimere qualsiasi pensiero e di non vergognarsi della propria emotività, di non aver paura di piacere meno a chi amiamo soltanto perché siamo difettosi, di non pensare di meritare meno affetto perché diciamo cose senza senso o siamo insistenti,ripetitivi, capricciosi, egocentrici. Vorrei tornare bambina per essere considerata buffa e non stupida, per essere giustificata un po' più spesso, per meravigliarmi e per non giudicare dalle apparenze.
Vorrei ritornare bambina perché il mio papà sia ancora capace di correre con me nei prati e la mia mamma si senta ancora viva grazie alla mia dipendenza da lei. E se tornassi bambina e potessi ancora credere che tu esista, allora ti chiederei di fare in modo che il mio papà possa vivere con meno ansie e sensi di colpa e possa tornare a correre per sempre e la mia mamma possa essere felice di quello che ha invece di essere sempre alla ricerca di qualcosa di diverso e non trovar mai pace.
Vorrei ritornare bambina per avere ancora dei sogni irrealizzabili e credere di poterli realizzare. Per pensare ancora che da grande potrò diventare una scrittrice o un'attrice famosa e allo stesso tempo avere una villa in campagna con tanti animali: maiali, mucche, cani, gatti e, perché no, anche giraffe, leoni, ippopotami ed elefanti. Per pensare di essere magica e di poter risolvere tutti i problemi e tutte le sofferenze con una formula insensata ed una bacchetta di cartone.
Ed anche se tornare indietro non si può, caro Babbo Natale, quest'anno mi sembra quasi di essere tornata veramente un po' bambina e di avere ritrovato la forza di recuperare un po' di quelle emozioni che mi sembravano perse e di quei sogni in cui non credevo quasi più.

lunedì, dicembre 11, 2006

La filastrocca di messer Binocoluto

Fu una sera di Dicembre, il Natale era alle porte,
che messer Binocoluto incontrò comar Sordina.
Egli avea scarponi grandi, delle braghe troppo corte,
un cappello da montagna e una maglia verdolina.
Ella invece, sì compita, sulla riva del ruscello,
si trovava indaffarata a lavar gli sporchi panni,
il sapone lei fregava su un vestito proprio bello,
rosso come il solleone, vecchio forse mille anni.
E messer Binocoluto, passeggiando allegramente,
si diresse verso riva per poterla salutare,
ma ahimé lo sfortunato, forse un po' distrattamente,
inciampò in un ramo secco; proprio lì doveva stare!
Rotolò sopra le foglie, fece quattro capriole,
quando infine si fermò, massaggiandosi il sedere,
esclamò con voce grossa: “Accidenti, quanto duole!
E per tutti i santi numi, io non posso più vedere!”
Nel cadere avea perduto il suo bene più prezioso,
con gli occhiali lui poteva sì vedere tutto il mondo,
ma ora senza era perduto, 'ché ad un palmo dal suo naso
non vedrebbe un elefante mentre compie un girotondo.
Il messere di gran lena, la sua voce usò a trombone,
per cercare l'attenzione della piccola comare.
Ma ahimé come sapete, se le orecchie non son buone,
mica serve ci si sgoli, tanto è inutile gridare.
Ed infatti la comare, non avendo un grande udito,
continuava allegramente fischiettando le canzoni
a fregare sul vestito il suo sapone profumato,
mentre il nostro buon messere camminava un po' a tentoni.
Ma fu proprio in quel momento che comparve zio Dittongo,
trasportando sul carretto della legna per il fuoco,
ed udendo il gran trambusto, si gettò di mezzo al fango,
per accorrere in soccorso del messere mezzo cieco.
Ma messer Binocoluto l'altro non vedea arrivare,
nonostante zio Dittongo si sbracciasse risoluto,
'ché neppure una parola lui riusciva a spiccicare,
che disgrazia poverino, lui era poco più che muto.
Ed infatti l'incidente, che pareva ormai concluso,
prese piega assai peggiore, causa brutta scivolata.
Fu lo zio che sopra il fango scivolò col suo bel muso
dirigendo sul messere una gran bella testata.
Ed entrambi i poveretti rotolaron nuovamente,
verso riva ahimé, che mira, travolgendo la comare,
“Cade il monte! Cade il monte!” urlò disperatamente
finché non si ritrovaron dentro l'acqua ad annaspare.
Per fortuna che il messere era un bravo nuotatore
e seguendo le istruzioni di chi più di lui vedeva
lestamente portò a riva zio Dittongo e la comare,
sani, salvi e un po' bagnati, ma asciugarli non poteva.
“Per gli gnomi di foresta! Guarda lungo la corrente!”
gridò forte la comare rivolgendosi al messere.
Era il bel vestito rosso ad andar via velocemente,
il ruscello lo portava a ricongiungersi col mare.
Zio Dittongo anche se muto, cacciò un urlo prepotente,
ma il messer Binocoluto, ancor privo degli occhiali,
con la voce triste disse: “Io non vedo proprio niente,
dite tutto, che succede, ancor non son finiti i mali?”
“Disgraziati! Quel vestito, non sapete a chi appartiene?”
disse ancora la comare con le lacrime sugli occhi
“Era di Babbo Natale! Ma pensate quante pene
soffriranno quei bambini a cui non giungeranno i pacchi!”
Ma il messer Binocoluto, ch'era come pochi saggio,
pensò ad una soluzione, senza ben sapere quale,
quindi disse senza attesa, appoggiandosi ad un faggio:
“Non è solo col vestito che si fa Babbo Natale.”

domenica, dicembre 10, 2006

Punto primo


Pian piano compaiono gli addobbi natalizi, gli abeti fuori dalle case si vestono di festa, l’aria è piu’ densa, l’odore della neve forse. L’amore straripa inondando l’anima, quella di tutti. Per la strada la gente sorride,ad intermittenza, come le luci che tracciano i contorni del mio campanile.
Siamo tutti inspiegabilmente piu’ buoni e qualcuno probabilmente troverà la redenzione in un eccezionale gesto di carità; per una volta durante l’anno sarà straordinariamente generoso e scoprirà quanto questo sia gratificante ma il giorno di S. Stefano lo avrà già dimenticato.
I maratoneti dei grandi centri commerciali sono già in corsa, si aggiudicheranno sicuramente momenti di intensa gioia per la notte della vigilia. Un gesto di sportività encomiabile, una garanzia di felicità per loro e per il loro cari. La confusione a me invece mi disorienta, mi stordisce e non riesco a correre. A fatica raggiungo il reparto dei generi alimentari, faccio la mia spesa per la settimana e mi sento meglio solo quando parcheggio la macchina di fronte al box di casa mia.
Nelle piazze qualcuno decide pure di cantare e questo mi piace, come mi piacciono i volti felici dei bambini, sovrani indiscussi del regno di Natale.
Mi perdo io cercando il senso della festa ora che bambino non lo sono piu'.
Il mio sentire la vita non cambia un granché per Natale, è sempre profondo dove lo voglio tale e lo è meno dove ritengo che non debba esserlo. Tante le cose che ancora non vedo, non è questione di luce però, è piuttosto un problema legato al tempo ed un giorno non mi pare abbastanza per risolverlo.
Con i gomiti poggiati sul tavolo e il viso fra le mani guardo il mio foglio: “Caro Babbo Natale”. poi il bianco....
Potrei stare delle ore davanti a questa pagina senza sapere veramente cosa chiedere a questo fantomatico signore dalla barba bianca. Tolgo allora le mani dal viso e lascio alle mie dita la libertà di scrivere cio’ che credono sulla tastiera del mio portatile.“Caro Babbo Natale non ti chiederò niente perché tu non esisti. Quest’anno faccio da me. Regalerò a me e agli altri ciò che posso e non aspetterò la notte del ventiquattro per farlo. Mi scuso per la sinteticità di questa mia, ma ho da vestirmi per bene, uscire e dare da mangiare alle renne.

sabato, dicembre 09, 2006

Il passato, il presente, il futuro

Una cosa vorrei chiedere a babbo natale, cambiare il passato.

Vorrei trasformare gli anni in cui ero un bambino.

In Quegli anni in casa per natale c’era sempre burrasca.

Invidiavo gli altri bambini, pensavano se Babbo Natale esaudisse i loro desideri e portasse loro i doni tanto ambiti.

Io, dal canto mio volevo con tutte le mie forze un Natale sereno, niente bestemmie, niente piatti che volano, niente pianti di mia Madre che soffriva per noi.

No, io non avevo lacrime ma, rabbia, tanta rabbia perché Babbo Natale non mi aveva ascoltato, non mi aveva regalato la cosa da me più ambita, la gioia, la tranquillità, un Giorno di Gioia con la G maiuscola.

Lo so, so che il passato non si può cambiare.

Vorrei che tu riuscissi a dare un po’ di gioia e speranza ai bambini d’oggi e futuri, vorrei che nessun altro bambino al mondo sia obbligato a crescere troppo presto. Non si deve costringere un bambino a divenire adulto troppo in fretta. Ogni cosa a suo tempo, così recitano i vecchi saggi.

Spero che possa esaudire questo mio desiderio e che porti la luce ove regna l’ipocrisia.

giovedì, dicembre 07, 2006

Un regalo speciale

La base dei Babbi Natale si trova al Polo Nord. E’ un piccolo villaggio costruito appositamente per coloro che con tanto impegno e una carriera ricca di opere buone hanno superato tutte le prove e sono stati promossi a questo ruolo. Sono tutti abbastanza anzianotti ma forti e agili perché quando partono per portare i doni devono affrontare mille intemperie e attraversare sentieri aspri e faticosi per giungere a destinazione.
I Babbi Natale hanno una vita piuttosto organizzata e tutto il lavoro di un anno è incentrato alla loro missione di una notte. Con loro collaborano tanti piccoli gnomi che li aiutano nelle attività pratiche e manuali.
Il villaggio dei Babbi Natale non è più quello di una volta, ora anche lassù è arrivata la tecnologia e molte lettere non arrivano più nella cassetta della posta ma tramite e mail. Hanno un indirizzo di posta elettronica e chi ha in casa il computer ormai non scrive più la lettera a mano, non si usa più. Anche i bambini più piccoli ora scrivono la lettera a Babbo Natale sul pc.
In realtà molti Babbi Natale non hanno grande dimestichezza con questi nuovi strumenti elettronici e preferiscono occuparsi delle lettere tradizionali. Da quando sono arrivati tutti questi pc super accessoriati gli hanno costretti a fare dei corsi di vari livelli per avere tutte le competenze in materia ma non tutti sono riusciti ad apprendere le avanzate metodiche multimediali, dopotutto hanno una certa età, non dimentichiamolo. Fortunatamente arriva ancora qualche letterina scritta a mano. A consegnare i regali richiesti da queste ultime sono assegnati i “Babbi” tradizionalisti.
Questo periodo dell’anno è il più importante e intenso ovviamente, non chiudono mai occhio, in compenso dopo la grande notte dormono per due mesi di fila per recuperare il sonno perso.
In primavera sono previsti gli allenamenti generali e fanno corsi di aggiornamento, d’estate vanno in vacanza e in autunno ognuno si prepara alla grande opera in base alla propria zona di intervento.
Ogni Natale che si avvicina preannuncia una grande impresa e i Babbi Natale si studiano tutti particolari dei propri compiti. Sono tutti indaffaratissimi e concentrati perché non possono permettersi distrazioni o errori di consegna.
Molti di noi sono conviti che abbiano il grande potere di recapitare i doni che ognuno più si merita ma in realtà loro sono dei semplici operatori. Si rendono conto che il mondo è pieno di ingiustizie perché i regali più belli li portano sempre dove c’è abbondanza e ricchezza. Tanti bimbi non possono neanche scrivere la letterina perché non hanno neanche carta e penna.
Poveri Babbi Natale, loro vorrebbero tanto fare la rivoluzione ma rischiano il licenziamento. Allora alcuni di loro, quelli più affabili e generosi, si mettono all’opera per costruire qualcosa anche per i più bisognosi e portare delle belle sorprese nelle case dove anche un orsetto, cucito a mano con l’aiuto dei volenterosi gnomi, può far sorridere un bambino.

mercoledì, dicembre 06, 2006

Le renne

Preparate tutte le renne
lucidate la slitta più grossa
urlò Babbo Natale con la voce grossa.
Tanti regali devono essere consegnati
ai bimbi del mondo dai genitori viziati.
Mille i regali per tanti bambini
Babbo Natale siamo nei casini
disse lo gnomo con la voce fine.
Non ne rimangono più, per quei poverini
continuò con la voce ancora più fine.
Babbo Natale si tocca la barba e si ferma a pensare
piccolo gnomo bisogna cambiare.
Il cuore dei bambini viziati, ci ha trasformati.
Di questo passo nessuno sentirà più il Natale
bisogna fare qualche cosa di sensazionale.
Avvisate le renne quest'anno la slitta sarà leggera
Babbo Natale consegnerà solo una magica atmosfera.

Tra fantasia e realtà

Caro Babbo Natale, ti scrivo la mia lettera per ringraziarti di esistere.
Perché tu esisti davvero, esisti nella fantasia dei bambini, con la tua barba bianca e il vestito rosso, seduto sulla slitta volante a portare su dal cielo i regali a tutti coloro che come me ogni anno ti scrivono chiedendoti un dono che realizzi un piccolo sogno. Sei tu che quando ero bambino aspettavo la notte di natale convinto che prima o poi sarei riuscito a scorgerti nel cuore di quella notte che rendevi sempre cosi carica di entusiasmo, quella notte passata in dormiveglia fino quando stanco e pieno di sonno mi abbandonavo con la consapevolezza che, se anche non fossi riuscito a vederti, al mattino seguente avrei sicuramente trovato il mio pacchetto sotto l’albero unito sempre alla grande gioia di avere una cosi cara famiglia.
Esisterai sempre se in me rimarrà la capacità di sognare e credere che ogni natale un uomo con la barba bianca e il vestito rosso, che forse mai riuscirò a sorprendere nella notte, arriverà a portarmi quel tanto atteso e desiderato regalo di natale.
Quest’anno però non voglio chiederti nessun regalo anche perché ho scritto la mia lettera un po’ in ritardo ti chiedo però di promettermi che un giorno non troppo lontano potrò leggere la lettera indirizzata a te per essere anche io finalmente un Babbo Natale cosi come mio padre lo è stato per me.

lunedì, dicembre 04, 2006

La vigilia

Quando entrando in casa, mi sentivo sopraffatta da quell’aria di pace benevola e da quel gran senso di sicurezza, non sapevo che nel tempo quei momenti avrebbero acquistato ancora piu’ valore. Ero felice e questo mi bastava. I ricordi mi tornano alla mente facendomi venire la pelle d’oca. Il camino era vivo, la legna ardeva e scoppiettava quasi a volersi far sentire, il profumo del pino si diffondeva per tutta la stanza; i rumori di cucina e il suono delle voci in sottofondo davano un tono a quel giorno, proprio quello di Natale. Mi sentivo spensierata e serena in quel piccolo mondo. Aspettavo con ansia l’imbandire della tavola perché sarebbe arrivato finalmente il mio momento, quello di nascondere con tanta timidezza la lettera a Babbo Natale che puntualmente ogni anno finiva sotto il piatto del mio papà. Era destinata infatti a lui la lettera e indirettamente anche al resto della famiglia. Mi imbarazzavo da morire quando iniziava la lettura ed avendo ben in mente per filo e per segno ogni parola e frase, arrossivo quando sapevo che stavano arrivando i pezzi in cui aprivo il mio cuore comunicandogli tutto il bene che gli volevo e scusandomi per qualche birichinata. Ovviamente la letterina conteneva anche qualche piccola richiesta.
Ora sento più che mai quegli odori e quei sapori veri e profondi. Ogni anno nonostante io sia ormai cresciuta continuo a scrivere la mia bella e sentita letterina a Babbo Natale arrossendo e a vergognarmi proprio come una volta.

Un ultimo abbraccio

Babbo Natale,
c’è una cosa che mi piacerebbe tu facessi per me, so che esaudisci tutti i desideri e che puoi andare dappertutto e quindi vorrei che tu consegnassi questa lettera ad una persona a me tanto cara.
Spero di non chiedere troppo e quindi ti ringrazio in anticipo.

lunedì 4 dicembre 2006

Cara nonna Clelia,

sono passati poco più di 4 anni da quando non posso più abbracciarti ed ora il tuo sguardo e il tuo sorriso, pieni d’amore ma altrettanto ricchi di energia, li posso vedere solo attraverso il mio cuore.
Ora mi piace immaginarti lassù… assieme ai tuoi tanto venerati Santi e a fianco alla tua adorata Madonna, che guardi e proteggi tutte le persone da te amate in questa vita terrena.
Sei sempre stata per me un esempio di bontà incondizionata, infatti ad ogni problema e in ogni difficoltà tu riuscivi a vedere il lato positivo senza mai smettere di amare la vita e chi ti stava intorno.
Quanti bei ricordi mi hai lasciato, in ogni età della mia vita tu eri presente. Sorrido al pensiero di quando, da bambina, ci regalavi dei soldi di nascosto dal nonno e quante volte io, le mie sorelle e i miei cugini abbiamo giocato da te nelle stanze ormai in disuso di mia madre e dei miei zii, saltando sui letti ed inventando giochi, senza mai sentire tuoi rimproveri. Sempre da bambina, per le vacanze estive, tutte le sere si andava da te e ogni tanto cenavo con te e il nonno all’aperto mangiando carne di pollo lessa e l’abituale insalata di pomodori che da te assumevano un sapore divino. Ricordo la tua saggezza, la tua pazienza smisurata e il tuo modo di insegnarci l’amore spesso attraverso delle parabole del Vangelo.
A volte penso che per te la vita sia stata un po’ dura, infatti sei rimasta orfana di padre quando avevi circa sette anni e hai iniziato a lavorare da fanciulla, quante volte mi hai raccontato che a dieci anni il tuo lavoro era lavare bottiglie e tu lo facevi spesso coi vestiti tutti bagnati e scalza. Poi hai sposato un uomo un po’ oppressivo col quale lavoravi in campagna e rientrati a casa pretendeva che lo servissi come un pascià, cosa che facevi sempre con amore. Non ti lamentavi mai e lavoravi tantissimo mattina sera e persino la notte (per fare il pane in casa).
Hai vissuto ben due guerre ma la seconda penso sia stata per te la più difficile, infatti avevi tre figli molto piccoli e il nonno arruolato, quindi hai dovuto farti forza per poter sfamare la famiglia senza lasciarti abbattere dallo sconforto.
I miei ultimi ricordi ti vedono molto vecchia ma sempre determinata, quando ormai vedova e non più indipendente vivevi con noi. La tua forza di volontà l’hai dimostrata anche allora, quando a 90 anni dopo una frattura al femore hai ripreso a camminare. La tua giornata non era molto ricca di eventi ma non per questo smettevi di sorridere ed essere auto ironica. Come il giorno in cui ti ho vista per l’ultima volta, prima di andare in ospedale mi salutasti col sorriso dicendomi di aver avuto un’indigestione. Naturalmente non era così, chissà quanti dolori avevi per quella emorragia interna dovuta ad un aneurisma all’aorta, eppure tu sorridevi per non spaventarci.
Cara nonna, mi hai lasciato così, con un sorriso e un bacio.
Oggi, dopo 4 anni, ho tanta voglia di riabbracciarti per un’ultima volta e di dirti quanto ti ho voluto bene. Mi manchi tantissimo.

Un bacione

La tua nipotina “Lauredda”

venerdì, dicembre 01, 2006

Lettera a Babbo Natale


Visto il periodo, mi pare il titolo più adeguato.