domenica, dicembre 10, 2006

Punto primo


Pian piano compaiono gli addobbi natalizi, gli abeti fuori dalle case si vestono di festa, l’aria è piu’ densa, l’odore della neve forse. L’amore straripa inondando l’anima, quella di tutti. Per la strada la gente sorride,ad intermittenza, come le luci che tracciano i contorni del mio campanile.
Siamo tutti inspiegabilmente piu’ buoni e qualcuno probabilmente troverà la redenzione in un eccezionale gesto di carità; per una volta durante l’anno sarà straordinariamente generoso e scoprirà quanto questo sia gratificante ma il giorno di S. Stefano lo avrà già dimenticato.
I maratoneti dei grandi centri commerciali sono già in corsa, si aggiudicheranno sicuramente momenti di intensa gioia per la notte della vigilia. Un gesto di sportività encomiabile, una garanzia di felicità per loro e per il loro cari. La confusione a me invece mi disorienta, mi stordisce e non riesco a correre. A fatica raggiungo il reparto dei generi alimentari, faccio la mia spesa per la settimana e mi sento meglio solo quando parcheggio la macchina di fronte al box di casa mia.
Nelle piazze qualcuno decide pure di cantare e questo mi piace, come mi piacciono i volti felici dei bambini, sovrani indiscussi del regno di Natale.
Mi perdo io cercando il senso della festa ora che bambino non lo sono piu'.
Il mio sentire la vita non cambia un granché per Natale, è sempre profondo dove lo voglio tale e lo è meno dove ritengo che non debba esserlo. Tante le cose che ancora non vedo, non è questione di luce però, è piuttosto un problema legato al tempo ed un giorno non mi pare abbastanza per risolverlo.
Con i gomiti poggiati sul tavolo e il viso fra le mani guardo il mio foglio: “Caro Babbo Natale”. poi il bianco....
Potrei stare delle ore davanti a questa pagina senza sapere veramente cosa chiedere a questo fantomatico signore dalla barba bianca. Tolgo allora le mani dal viso e lascio alle mie dita la libertà di scrivere cio’ che credono sulla tastiera del mio portatile.“Caro Babbo Natale non ti chiederò niente perché tu non esisti. Quest’anno faccio da me. Regalerò a me e agli altri ciò che posso e non aspetterò la notte del ventiquattro per farlo. Mi scuso per la sinteticità di questa mia, ma ho da vestirmi per bene, uscire e dare da mangiare alle renne.

4 Comments:

Anonimo ha detto...

Nessun commento, nessun giudizio, ma è spiazzante quanto io sia in sintonia con tutto quello che dici!!! Scappo... anche io sono di fretta, una lucidatina alla slitta e via.....

Augusta ha detto...

Lineare e di piacevole lettura anche se non particolarmente toccante. Concordo con l'insofferenza verso il caos prenatalizio. Carina la trovata finale.

Eli ha detto...

Vero, sincero, ironico e con una bontà infinita, sempre pronto ad amare senza tornaconti.

Anonimo ha detto...

Una descrizione del natale che fa trasparire, nelle tue riflessioni del momento, le sensazioni che in gran parte rispecchiamo quelle del mondo degli adulti, cogliendo cmq ciò che di bello esso rappresenta!